19 aprile 2024
Aggiornato 04:00
La crisi ucraina

Lavrov: Kiev pensa di essere speciale o che i loro «padrini» siano speciali

Il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha detto che il comportamento degli ucraini nei negoziati sul debito per le forniture di gas con la Russia rispecchia un modo di pensare «non europeo», lasciando intendere che ricorda molto da vicino gli USA.

MOSCA - Pensano di essere speciali o che i loro «padrini» siano speciali. Il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha detto che il comportamento degli ucraini nei negoziati sul debito per le forniture di gas con la Russia rispecchia un modo di pensare «non europeo», lasciando intendere che ricorda molto da vicino gli Usa. Per il capo della diplomazia russa l'intero comportamento ucraino è «assolutamente scandaloso: senza compromessi la posizione finale nei negoziati sul gas» e pretendendo «di risolvere il conflitto nel sud-est con l'imposizione della legge marziale o con un ultimatum nei confronti dei loro cittadini».
Lavrov ha detto che i rappresentanti ucraini durante i negoziati sul gas hanno parlato per ultimatum «non mostrando alcuna cultura negoziale», ha detto Lavrov in una conferenza stampa a Baku. «Così si comportano quelli che probabilmente credono nella loro esclusività, o che credono nell'esclusività dei loro padrini», ha detto il capo del ministero degli Esteri russo.

ARRESTATE AVAKOV - Il Comitato di Inchiesta russo intende chiedere che siano messi sulla lista dei ricercati internazionali, accusati di crimini contro la pace e la sicurezza, il ministro degli Interni ucraino Arsenij Avakov e il capo della regione di Dnepropetrovsk (Ucraina) Igor Kolomoisky. Contro Avakov e Kolomoisky il comitato di indagine russo (molto influente all'interno della Federazione russa e considerato molto vicino a Vladimir Putin) ha aperto un procedimento penale in base all'articolo «organizzazione dell'omicidio; utilizzo di mezzi vietati e metodi di guerra; rapimento; ostruzione delle attività lecite dei giornalisti». Il tutto dopo la morte di due reporter russi della tv di stato a Lugansk, nell'est dell'Ucraina.