18 aprile 2024
Aggiornato 23:00
Relazioni internazionali | Crisi mediorientale

Ecco il «piano Kerry» per il Medio Oriente

Secondo quanto scrive oggi Thomas Friedman sul «New York Times» il piano del Segretario di Stato americano prevede che Gerusalemme Est diventi la capitale dello Stato palestinese e che i palestinesi riconoscano Israele come Stato ebraico. Colonie israeliane: due imprese bandite da fondo sovrano Norvegia

NEW YORK - Il «piano Kerry» per il Medio Oriente prevede che Gerusalemme Est diventi la capitale dello Stato palestinese e che i palestinesi riconoscano Israele come Stato ebraico. E' quanto scrive oggi Thomas Friedman sul New York Times, aggiungendo che il progetto che il segretario di Stato Usa spera venga accettato da israeliani e palestinesi come base per ulteriori negoziati sarà svelato «presto».

Il piano prevede la richiesta di mettere fine al conflitto e a ogni rivendicazione, seguita da un ritiro graduale di Israele dalla Cisgordiania, «nel rispetto dei confini del 1967, con accordi di sicurezza senza precedenti per la Valle del Giordano». Secondo Friedman, il ritiro israeliano non riguarderà alcuni insediamenti, per cui lo Stato ebraico sarà chiamato a «risarcire» i palestinesi con «terrirorio israeliano». Il progetto del segretario di Stato Usa non contempla alcun diritto di ritorno in Israele dei rifugiati palestiensi.

Secondo Friedman, qualora il premier israeliano Benjamin Netanyahu accettasse questi termini, la sua coalizione di governo verrebbe meno, costringendolo a «diventare, in qualche modo, un nuovo leader, superando la sua innata ambiguità riguardo a qualsiasi accordo con i palestinesi, per diventare il più diretto e entusiasta venditore israeliano di un accordo dei due Stati».

Colonie israeliane: due imprese bandite da fondo sovrano Norvegia - Il ministero delle Finanze norvegese ha annunciato oggi che il fondo sovrano del Paese, il più grande del mondo, ha escluso due imprese, ree di aver partecipato alla costruzione di colonie israeliane a Gerusalemme est. Si tratta della Africa Israel Investments, promotore immobiliare israeliano e della sua filiale di BTP Danya Cerbus.

Secondo Oslo le due imprese hanno «contribuito a delle violazioni gravi dei diritti umani nel conflitto attraverso la costruzione di colonie a Gerusalemmes est», dove la sovranità rivendicata da Israele non è riconosciuta dalla comunità internazionale. Fra l'agosto 2010 e l'agosto 2013, le due società erano già state escluse dagli investimenti del fondo che è alimentato dagli introiti del petrolio norvegese. Inoltre, la Norvegia ha ritirato dalla sua lista nera la Birmania in vista dei progressi del Paese verso la democrazia. Restano solo tre i Paesi banditi dal fondo: Corea del Nord, Iran e Siria.