10 ottobre 2024
Aggiornato 06:00
Medio Oriente | La crisi siriana

Turchia-Siria, riaperte le ostilità

Oggi un altro colpo di mortaio sparato dalla Siria è caduto nel villaggio turco di Akcakale, nel sud est del Paese, provocando la reazione di Ankara. Lo ha annunciato l'emittente Ntv, spiegando che non vi sono stati né vittime né feriti. L'esercito turco ha risposto immediatamente con colpi d'artiglieria. Panetta: Scontro con Turchia fa temere allargamento conflitto

ANKARA - Riaperte le ostilità tra Siria e Turchia, dopo il grave incidente di mercoledì. Oggi un altro colpo di mortaio sparato dalla Siria è caduto nel villaggio turco di Akcakale, nel sud est del Paese, provocando la reazione di Ankara. Lo ha annunciato l'emittente Ntv, spiegando che non vi sono stati né vittime né feriti. L'esercito turco ha risposto immediatamente con colpi d'artiglieria.
Intanto le forze governative siriane hanno lanciato un'offensiva per riconquistare le aree occupate dai ribelli a Homs. Il Consiglio nazionale siriano, organo dell'opposizione, in un breve comunicato ha lanciato un allarme, annunciando che «la caduta di Homs» potrebbe segnare «un punto di svolta nel corso degli eventi, mettendo il futuro della Siria e dell'intera regione in grave pericolo».

Panetta: Scontro con Turchia fa temere allargamento conflitto - Il continuo scambio di colpi di artiglieria tra la Siria e la Turchia fa crescere la preoccupazione che ci possa essere una escalation del conflitto siriano nei Paesi vicini. Lo ha dichiarato il segretario alla Difesa degli Stati Uniti Leon Panetta, arrivato in Uruguay per partecipare a un incontro regionale dei ministri della Difesa americani. Panetta ha aggiunto che il suo Paese sta agendo attraverso canali diplomatici. Ieri per il quarto giorno consecutivo colpi di mortaio siriani sono caduti oltre il confine con la Turchia, che ha risposto al fuoco.

Alleati arabi USA limitano consegna armi a ribelli - Di fronte alle reticenze degli Stati Uniti all'idea di armare degli islamisti, l'Arabia saudita e il Qatar hanno rinunciato fino a questo momento a consegnare ai ribelli armi pesanti che potrebbero rovesciare a loro favore il corso della guerra civile in Siria. Lo ha riportato il New York Times.
Senza armi pesanti, i ribelli possono opporre minore resistenza alle truppe fedeli al presidente Bashar al Assad, che sono meglio equipaggiate, con la conseguenza di prolungare il conflitto che è cominciato più di un anno e mezzo fa, al prezzo di 31.000 morti, affermano i due Paesi, secondo il giornale.
Dei responsabili sauditi e qatarioti hanno confidato al New York Times che speravano di convincere gli Stati Uniti che è possibile consegnare dei lancia-missili portatili terra-aria e altri tipi di armi pesanti senza che queste finiscano negli arsenali di terroristi e altri jihadisti.
«Cerchiamo il modo di far si che questo tipo di armi non cada nelle mani sbagliate», ha detto uno dei responsabili. «Possiamo dare dei kalashnikov ai ribelli ma non si possono fermare i militari siriani con dei kalashnikov», ha detto al giornale il ministro degli Esteri del Qatar, Khaled al Attiyah. «Per consegnare armi più efficaci bisogna prima ottenere il sostegno degli Stati Uniti e di preferenza delle Nazioni unite».