16 aprile 2024
Aggiornato 23:30
Medio Oriente | Dossier nucleare

Iran, Panetta crede che Israele attaccherà in primavera

Stando a quanto scrive oggi l'opinionista del Washington Post David Ignatius, il Segretario alla Difesa USA ritiene molto probabile un attacco ad aprile, maggio o giugno, prima che Teheran inizi a costruire la bomba atomica. Barak: Se le sanzioni non daranno frutti valuteremo un attacco

ROMA - Il Segretario alla Difesa Usa, Leon Panetta, teme che Israele possa attaccare l'Iran in primavera. Stando a quanto scrive oggi l'opinionista del Washington Post David Ignatius, Panetta ritiene molto probabile un attacco ad aprile, maggio o giugno, prima che Teheran entri in quella che Israele definisce una «zona di immunità», quando inizierà a costruire la bomba atomica.
Lo Stato ebraico teme, infatti, che a breve l'Iran avrà immagazzinato in strutture sotterranee una quantità sufficiente di uranio arricchito per fabbricare l'ordigno, che solo gli Stati Uniti avrebbero quindi le capacità militari per fermarlo. E il premier israeliano Benjamin Netanyahu «non vuole che il destino di Israele dipendi dall'intervento americano», sottolinea il commentatore del Wp.
Ieri, ai giornalisti che lo hanno interpellato a Bruxelles sull'eventualità di un attacco unilaterale di Israele, Panetta ha risposto: «Israele ha fatto sapere che sta valutando questa possibilità e noi abbiamo espresso le nostre preoccupazioni». Il capo del Pentagono non ha voluto aggiungere altro.
Sebbene l'amministrazione Obama non abbia escluso un intervento militare, sottolinea oggi il Wp, fonti della Casa Bianca hanno espresso il timore che un attacco unilaterale possa spaccare la vasta coalizione internazionale formata negli ultimi tre anni contro il programma nucleare iraniano. Inoltre, fonti Usa temono che un eventuale attacco israeliano sia seguito da ritorsioni iraniane contro interessi americani nel mondo.
Secondo Ignatius, a questo punto Washington vede solo due possibilità per dissuadere Israele: Teheran disponibile a negoziati seri sul suo programma nucleare oppure un rafforzamento delle operazioni segrete Usa contro il programma, in modo lo Stato israeliano non ritenga più necessaria un'azione militare.

Barak: Se le sanzioni non daranno frutti valuteremo un attacco - Il ministro della Difesa israeliano Ehud Barak ha detto oggi che se le sanzioni contro il programma nucleare iraniano non daranno frutti, verrà presa in considerazione l'opzione di un intervento militare contro l'Iran. Lo riporta il sito web del quotidiano israeliano Ha'aretz.
«Oggi, al contrario che in passato, c'è la convinzione condivisa a livello internazionale che è di vitale importanza impedire all'Iran di diventare una potenza nucleare, e nessuna opzione deve essere tolta dal tavolo», ha dichiarato nella giornata conclusiva della Herzliya Conference. «Se le sanzioni per fermare il programma nucleare iraniano dovessero fallire, allora sarebbe necessario considerare un intervento (militare)», ha aggiunto.

Intelligence israeliana: Teheran può fabbricare 4 bombe nucleari - L'Iran ha materiale sufficiente per fabbricare quattro bombe nucleari. E' quanto ha dichiarato oggi il comandante dell'intelligence militare israeliana, Generale Aviv Kochavi, all'annuale conferenza sulla sicurezza Herzliya.
«Oggi le agenzie internazionali di intelligence concordano con Israele sul fatto che l'Iran è vicino a 100 chilogrammi di uranio arricchito al 20%, quantità sufficiente per fabbricare quattro bombe - ha detto il generale - l'Iran sta energicamente portando avanti il suo programma per sviluppare capacità nucleari, e abbiamo le prove che voglia dotarsi di armi nucleari. Riteniamo che possa volerci un anno, dal momento in cui viene dato l'ordine di fabbricare le armi».
Kochavi ha quindi ammonito sulla crescente minaccia posta a Israele anche da armi più convenzionali, come «circa 200.000 razzi e missili» nelle mani dei nemici dello Stato ebraico. «Da Libano, Siria e naturalmente Iran possono colpire il cuore delle nostre città e l'intera regione di Tel Aviv è nel loro raggio di azione», ha detto.