25 aprile 2024
Aggiornato 12:00
La rivolta in Egitto

L'Egitto commemora oggi l'inizio della rivolta anti-Mubarak

Fra celebrazioni ufficiali e appelli di militanti a riaccendere la fiamma di una rivoluzione considerata inconclusa. E Tantawi revoca lo stato d'emergenza dopo 30 anni

IL CAIRO - L'Egitto commemora oggi il primo anniversario dell'inizio della rivolta contro il regime di Hosni Mubarak, fra celebrazioni ufficiali e appelli di militanti a riaccendere la fiamma di una rivoluzione considerata inconclusa. Una volta il «giorno della polizia», il 25 gennaio è stato ribattezzato «giornata della rivoluzione» e decretato festivo dal Consiglio supremo delle forze armate (Csfa), alla guida del Paese dalla caduta dell'ex rais. Desiderosa di rifarsi un'immagine offuscata dalle accuse di perpetuare il passato regime, l'esercito ha annunciato numerose celebrazioni: parata navale ad Alessandria, aeree al Cairo e in altri governatorati, fuochi di artificio. In programma figurano anche l'emissione di monete commemorative, la consegna di decorazioni e promesse di lavoro per i feriti della rivolta che ha costretto il presidente Mubarak a lasciare il potere l'11 febbraio.

Il capo del Consiglio supremo delle forze armate, generale Hussein Tantawi, ha annunciato che oggi sarà revocato lo stato di emergenza in vigore da più di trenta anni. La legge sullo stato di emergenza, che consente delle restrizioni alle libertà pubbliche e processi in tribunali speciali, è stata in vigore ininterrottamente nei 30 anni di regime di Mubarak. Era stata istituita dopo l'omicidio del presidente Anwar Sadat nell'ottobre del 1981. La sua revoca è stata reclamata a più riprese dai movimenti che hanno dato inizio alla rivolta che ha portato alla caduta di Mubarak l'anno scorso, e anche da molte capitali occidentali, in particolare da Washington.

D'altra parte, le forze armate al potere, in una dichiarazione, hanno chiesto di «preservare lo spirito del 25 gennaio che aveva unito il popolo egiziano, uomini e donne, giovani e vecchi, musulmani e cristiani». Ma i giovani che avevano dato inizio alla rivolta chiedono di rilanciare il movimento, sostenendo che la rivoluzione è stata rubata da un potere militare guidato dal generale Hussein Tantawi, ex alleato di Mubarak. «Domani (oggi, ndr) dobbiamo scendere per strada, non per celebrare una rivoluzione che non ha realizzato i suoi obiettivi ma per manifestare pacificamente la nostra determinazione a realizzare questi obiettivi», aveva affermato ieri lo scrittore e militante pro-democrazia Alaa al Aswani.

Al cuore delle loro rivendicazioni, le dimissioni rapide del generale Tantawi e degli altri generali al potere, senza attendere come promettono le elezioni presidenziali prima della fine di giugno, e senza che intervengano nella redazione della futura costituzione.

I Fratelli musulmani, che assaporano ormai un trionfo elettorale impensabile ai tempi di Mubarak - 47% dei seggi alle recenti legislative - hanno annunciato che celebreranno il 25 gennaio, ma senza reclamare una «seconda rivoluzione» né le dimissioni anticipate dell'esercito. «La formazione del Parlamento è la più grande celebrazione dell'anniversario della rivoluzione», hanno affermato sul loro sito internet, alludendo alla prima seduta ieri della nuova assemblea, ormai presieduta da uno di loro, Saad al Katatni.

Il ministro dell'Interno, Mohamed Ibrahim, ha spiegato che «la polizia non sarà presente sulle piazze dove si terranno le principali celebrazioni», ma si concentrerà sulla protezione degli edifici pubblici, frequentemente presi di mira nel corso delle precedenti manifestazioni.