2 ottobre 2025
Aggiornato 06:30
Ancora sangue nel paese

Siria, almeno dieci morti nelle violenze di oggi

Otto militari uccisi da disertori, morti due civili. Damasco: Contro il paese una campagna per smantellare la leadership. L'opposizione esorta i paesi arabi ad appoggiarla. L'UE taglierà i crediti BEI contro Assad. USA: Le sanzioni cominciano a indebolire il regime

NICOSIA - E' di almeno dieci morti il bilancio delle violenze in Siria, dove almeno otto militari sono rimasti vittime di un'imboscata tesa da un gruppo di disertori dell'esercito mentre due civili sono stati uccisi dalle forze di sicurezza: lo hanno reso noto fonti delle ong siriane per la difesa dei diritti umani mentre le Nazioni Unite diffondono il nuovo bilancio delle proteste, che ammonterebbe a 3500 morti.
L'imboscata è avvenuta nei pressi della località di Maarat al-Nooman, nella regione nordoccidentale di Idleb: nelle ultime settimane gli attacchi di gruppi armati di disertori contro le forze di sicurezza si sono moltiplicati. Due civili, fra cui una bambina, sono invece stati uccisi nel corso di alcune perquisizioni effettuate dalla polizia a Homs.

La repressione delle manifestazioni ha causato oltre 3.500 morti - Secondo i dati forniti dall'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani la repressione delle manifestazioni anti-governative in Siria ha causato oltre 3.500 morti: dal 2 novembre scorso, giorno in cui Damasco ha accettato il piano di pace proposto dalla Lega Araba, almeno sessanta persone sono state uccise dalle forze di sicurezza siriane, di cui 19 domenica scorsa, in occasione della festa islamica dell'Eid al Adha. Il regime ha sì liberato sabato 553 prigionieri ma «decine di migliaia rimangono in detenzione e decine di persone vengono arrestate ogni giorno», ha spiegato la portavoce dell'Alto Commissariato, Ravina Shamdasani.
Inoltre, le forze di sicurezza siriane continuano ad utilizzare carri armati ed artiglieria pesante per attaccare dei quartieri residenziali; la Lega Araba da parte sua ha annunciato una nuova riunione sulla Siria il 12 novembre, dato che il regime di Bashar al-Assad «non ha rispettato gli impegni ad applicare il piano di pace», come si legge in un comunicato.

Damasco: Contro il paese una campagna per smantellare la leadership - «La campagna propagandistica contro la Siria è un vero e proprio attacco contro il Paese che risponde ad una precisa agenda politica e mira ad un intervento straniero negli affari interni del Paese». Lo ha dichiarato Adnan Mahmoud, ministro dell'Informazione siriano, in un'intervista esclusiva rilasciata a Grandemedioriente.it e a Radio Radicale. Si tratta di una delle prime interviste rilasciate da autorità siriane alla stampa italiana dopo l'inizio dei recenti conflitti interni al Paese.
Interpellato sulle costanti notizie di morti che giungono dalla Siria attraverso i canali satellitari del mondo arabo, Mahoum ha dichiarato che «l'immagine che viene data della Siria dalle reti televisive è basata su notizie infondate» e ha definito i comunicati diramati dalle Nazioni Unite «basati su Youtube e Facebook, fonti senza fondamento alcuno».
Mahmoud ha inoltre spiegato che «questa escalation di violenza è creata da bande armate e terroristiche che compiono attentati contro i civili e contro le forze dell'ordine». «Il loro obiettivo sono le sedi governative e tutte le istituzioni dello Stato. C'è un piano regionale legato agli interessi occidentali e degli Stati Uniti in particolare. Obiettivo principale di questo è smantellare le 'menti' che governano la Siria, mettere sotto tiro il ruolo stesso della Siria nelle questioni del mondo arabo, troncare il suo legame con i diritti del popolo arabo», ha aggiunto il ministro dell'Informazione.

L'opposizione esorta i paesi arabi ad appoggiarla - Il Consiglio nazionale siriano (Cns), che raggruppa la maggioranza delle correnti di opposizione, ha annunciato oggi di aver lanciato una campagna presso i paesi arabi per richiedere l'applicazione di misure severe contro il regime di Damasco, dopo otto mesi di violenze che hanno fatto oltre 3.500 morti, secondo l'Onu.
«Il Cns ha iniziato un'azione politica per esortare gli Stati membri della Lega araba ad adottare una posizione ferma ed efficace contro il regime siriano, a misura dei pericolosi sviluppi in Siria», ha affermato il Consiglio in un comunicato diffuso oggi. Il Cns vuole anche che il regime di Bashar al Assad sia perseguito dalla Corte penale internazionale per violazione dei diritti dell'Uomo e «genocidio», e invita a sostenere gli sforzi dell'Onu per garantire una protezione alla popolazione civile in Siria.

UE taglierà i crediti Bei contro Assad - L'Unione europea sta preparando il congelamento dei crediti della Banca europea per gli investimenti (Bei) in Siria, nel quadro di una nuova serie di sanzioni contro Damasco. Lo si apprende oggi da fonti diplomatiche.
Queste nuove sanzioni consistono nella sospensione di tutti i nuovi crediti della Bei, insieme al congelamento di tutte le tranche dei crediti in corso e alla sospensione di ogni assistenza tecnica, ha indicato un diplomatico all'Afp. La decisione dovrebbe essere formalmente presa lunedì dai ministri degli Esteri europei nel corso di una riunione in programma a Bruxelles, ha precisato un altro diplomatico, sottolineando che la misura è ancora al vaglio degli esperti dei 27 Paesi dell'Ue. Tra il 1978 e il 2010 la Bei ha concesso prestiti alla Siria per 1,7 miliardi di euro.
L'Ue ha già adottato diverse misure contro il regime di Damasco, tra cui un embargo sulle armi e sulle forniture di petrolio, a seguito della repressione contro le forze di opposizione che in otto mesi ha fatto oltre 3.500 morti, secondo un bilancio delle Nazioni Unite.

USA: Le sanzioni cominciano a indebolire il regime - La Siria sta cominciando a risentire delle sanzioni imposte dagli Stati Uniti e dall'Unione europea contro il regime di Damasco per la sua repressione delle rivolte di piazza. Lo ha dichiarato il portavoce del Dipartimento di Stato Usa, Victoria Nuland, riferendo di «informazioni e rapporti di ambasciata sugli effetti (delle sanzioni) sulle finanze del regime». Nuland ha anche dichiarato che stanno «aumentando» le defezioni tra le forze armate siriane.
Il principale scopo delle sanzioni, ha sottolineato il portavoce, è «arrestare il flusso di denaro che il regime usa per finanziare una rivolta armata contro il suo popolo» e fare in modo che «coloro che continuano a sostenere Assad e la sua politica ci pensino due volte». Inoltre, se «le sanzioni cominciano a far soffrire» il regime, ha aggiunto Nuland, sempre più Paesi potrebbero unirsi all'iniziativa americana ed europea. Solo un mese fa, Russia e Cina hanno posto il loro veto all'Onu su una risoluzione di condanna contro la Siria.