25 aprile 2024
Aggiornato 01:30
Ramadan nel sangue, 14 i morti

Siria, l'UE vuole sanzioni sul petrolio

Secondo fonte diplomatica di Bruxelles si ipotizza l'embargo. La Russia ad Obama: «Dare tempo ad Assad». ONU: «26 persone giustiziate in uno stadio»

BRUXELLES - «L'Unione europea prepara sanzioni nel settore petrolifero, e considera eventualmente l'embargo delle esportazioni di petrolio siriano».
A rivelare i possibili ulteriori interventi europei per fermare la repressione di Damasco, è stata una fonte diplomatica di Bruxelles che ha preferito mantenere l'anonimato.

Ramadan nel sangue, 14 i morti - Sale a 14 morti il bilancio delle vittime della repressione nel corso delle manifestazioni del terzo venerdì di ramadan in Siria.
Sono 14 i civili uccisi dalle forze di sicurezza siriana nel sud del Paese. Cinque civili, due dei quali tra gli 11 e i 16 anni, sarebbero morti e altrettanti rimasti feriti a Ghabagheb, quattro avrebbero perso la vita a Hirak dove sul terreno sarebbero rimasti anche nove feriti, tre vittime ci sarebbero anche a Homs, una vicino Daraa e un'altra alla periferia di Damasco.
Lo rende noto l'Osservatorio siriano sui diritti umani nella prima giornata di proteste dopo che ieri Washington, e diversi Paesi europei, hanno chiesto ufficialmente al presidente siriano Bachar al-Assad di lasciare il potere.
Diversa la versione fornita dal regime: secondo l'agenzia ufficiale Sana un agente di polizia e un civile sarebbero stati uccisi, a Ghabagheb, da alcuni «uomini armati», mentre diversi membri delle forze di sicurezza siriane sarebbero stati feriti in altre località del sud.
Intanto, secondo l'Osservatorio siriano, nonostante la repressione, almeno 20mila persone si sarebbero raggruppate nella città di Homs. Cortei di protesta sarebbero stati organizzati anche a Deir Ezzor (est), nella città costiera di Latakia e alla periferia di Damasco.

Onu: 26 persone giustiziate in uno stadio - Le forze di sicurezza siriane hanno giustiziato almeno 26 persone in uno stadio nel corso di una repressione che dura dal marzo scorso e che ha causato almeno 2mila morti: è quanto risulta da un rapporto delle Nazioni Unite presentato ieri al Consiglio di Sicurezza, riunitosi per esaminare la crisi siriana.
Secondo i dati ottenuti da fonti vicine all'Onu dal 10 agosto ad oggi almeno 120 persone sono state uccise dalle forze di sicurezza siriane.

Frattini: «L'Isolamento internazionale peserà con le sanzioni» - L'isolamento internazionale a cui è condannato da mesi il regime di Damasco con la repressione delle proteste di piazza «peserà molto presto» se la comunità internazionale sarà «coerente» nell'applicare le sanzioni, su cui oggi c'è «consenso». E' quanto ha dichiarato il ministro degli Esteri Franco Frattini ai microfoni di SkyTg24.
«L'isolamento internazionale peserà molto presto, se saremo coerenti nell'applicare le sanzioni» che l'Italia chiede da tempo e che «spero si possano materializzare», ha detto il ministro.
Frattini ha quindi sottolineato come la Siria non abbia «grandi ricchezze, non è un produttore di petrolio», ma un Paese che «ha bisogno di relazioni e commerci internazionali». «Se le sanzioni colpiranno questo importante aspetto economico, credo che il regime comprenderà che per il suo popolo l'unica strada possibile è quella democratica, fermando innanzitutto le violenze», ha concluso.

La Russia ad Obama: «Dare tempo ad Assad» - La Russia non è d'accordo con il presidente degli Stati uniti Barack Obama, che ieri ha intimato al presidente siriano Bashar al Assad di dimettersi. Secondo quanto riferisce l'agenzia di stampa Interfax, il ministero degli Esteri di Mosca ha affermato che al leader di Damasco va dato tempo.
«Noi non sosteniamo tali richieste e pensiamo che al presidente al Assad vada dato tempo per realizzare tutti i processi di riforma che ha detto di voler fare», ha sostenuto il ministero.

Ankara vuole la fine della repressione - La Turchia non è ancora pronta a chiedere che il presidente siriano Bashar al Assad lasci il potere, ma reclama di nuovo la fine «immediata» della sanguinosa repressione degli oppositori. «Non ci siamo ancora» ha detto all'Afp una fonte del governo di Ankara che intende restare anonima, dopo l'appello lanciato ieri dal presidente Usa Barack Obama e dagli altri leader occidentali perchè Assad lasci, accompagnato da sanzioni Onu. «Prima di tutto il popolo siriano deve dire ad Assad di andarsene. L'opposizione siriana non è unita e non abbiamo ancora ascoltato un appello collettivo dei siriani che dicono ad Assad di andarsene, come è accaduto in Egitto o in Libia».

Parigi «si associa» al ricorso della Corte penale internazionale - Via libera di Parigi a un possibile ricorso alla Corte penale internazionale per far luce sulla violenta repressione in atto da cinque mesi in Siria.
«La Francia», ha reso noto il portavoce del ministero degli Esteri di Parigi, Christine Fages, «dà pieno sostegno alle raccomandazioni contenute nel rapporto dell'Alto commissariato Onu per i diritti umani, e si associa in particolare alla proposta di domandare al Consiglio di sicurezza Onu di adire alla Corte penale internazionale».
La decisione arriva dopo la presentazione, ieri, del rapporto dell'Alto commissariato per i diritti umani dell'Onu. Nel documento si fa riferimento a «torture» e «trattamenti inumani» contro i civili, motivo per il quale lo stesso Alto commissario Onu Navi Pillay, ieri ha avanzato l'ipotesi di un ricorso alla Corte penale internazionale per eventuali crimini contro l'umanità.
«Le informazioni contenute nel rapporto testimoniano la brutalità della repressione delle autorità siriane», ha proseguito il portavoce francese aggiungendo che «la repressione orchestrata dal potere, che non risparmia donne e bambini, si attesta a un livello insopportabile».

L'opposizione vara un nuovo partito di coalizione - - L'opposizione siriana ha annunciato la creazione di una coalizione battezzata «Comitato generale della Rivoluzione siriana» (Srgc), con l'obbiettivo di ottenere la caduta del regime del presidente Bashar al Assad e l'istituzione di uno Stato democratico.
L'Srgc, che in un comunicato ha auspicato «uno Stato di diritto che garantisca la libertà e l'uguaglianza di tutti i cittadini e il rispetto dei diritti umani», nasce dalla fusione di 44 gruppi e comitati che da cinque mesi sostengono le proteste antigovernative in Siria.
La nuova formazione ha lanciato un appello perché l'opposizione «unifichi urgentemente l'azione rivoluzionaria sul piano politico e mediatico», impegnandosi a «onorare il sangue delle migliaia di martiri e i sacrifici di decine di migliaia di persone detenute, torturate o deportate».p>