19 aprile 2024
Aggiornato 02:30
Aumenta la pressione internazionale sulla Siria

Il fratello di Assad sanzionato dall'UE

Regime: «Abbiamo domato la rivolta». Le Ong denunciano: «Gli stadi usati come prigioni»

DAMASCO - La pressione internazionale sul regime di Bashar al Assad in Siria è aumentata nelle ultime ore: l'Unione europea ha approvato sanzioni contro 13 alti esponenti del regime, tra cui il fratello minore del presidente siriano Bashar al Assad, Maher, capo della Guardia Repubblicana. Il provvedimento, che impone il congelamento dei beni e il divieto di visto, è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell'Ue ed è in vigore da oggi. Maher al Assad, 43 anni, presentato come «il principale» responsabile della repressione contro i manifestanti, precede sulla lista il capo dell'intelligence, il generale Ali Mamlouk, 65 anni, e il nuovo ministro dell'Interno, Mohammad Ibrahim al Shaar. Il provvedimento adottato dall'Ue prevede anche un embargo sulle armi verso la Siria.

Secondo la stampa britannica, la moglie del presidente Assad si troverebbe nel Regno Unito con i suoi tre figli. Asma Assad, 35 anni, alloggerebbe in una casa a Londra o vicino alla capitale. La 'first lady' siriana non è più apparsa in pubblico da quando sono iniziate le proteste contro il regime. Di fronte alle crescenti violenze, è stata invitata «ad andarsene il prima possibile«e «la sua prima reazione è stata quella di andare a Londra perchè la sua famiglia è lì», ha detto una fonte diplomatica araba. «La sua partenza è avvenuta nel massimo riserbo, ma ora è al sicuro lì con i suoi tre figli, circondata dalle guardie del corpo», ha aggiunto la fonte.

Il regime di Damasco, dopo diversi giorni in cui l'esercito ha bombardato con carri armati e blindati diverse città, procedendo a uccisioni e arresti porta a porta, ha sostenuto oggi di aver «probabilmente» domato le rivolte. «Credo che abbiamo superato la fase più pericolosa. Lo spero e lo credo», ha detto Bouthaina Shaaban, portavoce ufficiale del governo e consigliere del Presidente Bashar al Assad. Shaaban ha parlato in un'intervista al New York Times.

Secondo Amnesty International sono 580 le persone morte dall'inizio delle rivolte, a metà marzo. Da parte sua, Shaaban ha riferito di quasi 100 militari e agenti delle forze di sicurezza uccise da militanti armati, accusati di manipolare «le legittime rivendicazioni della popolazione». Il consigliere del presidente ha aggiunto di aver avviato un dialogo con alcuni dissidenti storici del Paese, che «nelle prossime settimane sarà aperto ad altri». «Vogliamo usare quanto accaduto in Siria come un'opportunità - ha sottolineato - un'opportunità per progredire su diversi fronti, innanzitutto a livello politico».

Nel frattempo sono emersi nuovi dettagli sulla sanguinosa repressione delle proteste: le forze di sicurezza siriane usano gli stadi di calcio delle città di Baniyas e Daraa come prigioni in cui trasferire le persone arrestate durante le retate condotte negli ultimi giorni in centinaia di case. E' quanto hanno denunciato due organizzazioni siriane per i diritti umani, citate oggi dalla Cnn. Sarebbero oltre 400 le persone arrestate a Banias da sabato scorso, poi trasportate nello stadio della città, secondo quanto denunciato da Rami Abdul-Rahman, direttore dell'Osservatorio siriano per i diritti umani. La Cnn precisa di non aver potuto verificare la notizia, ricordando che entrambe le organizzazioni non si trovano in Siria, ma hanno rapporti costanti con gli attivisti e i manifestanti.