27 aprile 2024
Aggiornato 01:00
Bioetica

India, la Corte suprema apre la strada all'«eutanasia passiva»

Il più alto grado di giustizia indiano dice sì a morte dolce di un'infermiera in stato vegetativo da 37 anni

NUOVA DELHI - La Corte suprema indiana ha aperto la strada all'«eutanasia passiva» nel Paese, con l'autorizzazione a staccare la spina a quei pazienti senza speranza di guarigione in una sentenza promulgata oggi. Il caso su cui la Corte si è espressa riguarda un'infermiera, Aruna Shanbaug, che si trova in stato vegetativo in un ospedale di Bombay da 37 anni dopo essere stata stuprata e strangolata sul posto di lavoro.

EUTANASIA PASSIVA - Pinki Virani, giornalista e amico della vittima, chiede ai giudici dal 1999 che sia interrotta l'alimentazione forzata per lasciare Aruna morire con dignità. La Corte suprema, il più alto grado di giustizia, ha tuttavia respinto la richiesta, sostenendo che Pinki Virani non ha alcun diritto ad avanzare questa domanda per conto della paziente. Ma i dottori e gli infermieri possono chiedere che sia staccata l'assistenza respiratoria e la richiesta sarà esaminata dal tribunale, ha indicato la Corte suprema in una sentenza abbastanza complicata: «L'eutanasia attiva è illegale. L'eutanasia passiva è autorizzata, ma deve essere effettuata sotto la supervisione dell'Alta Corte», hanno scritto i giudici.
«La morte può essere autorizzata in certe condizioni, solo se avviene quando si interrompe l'assistenza respiratoria o alimentare», ha spiegato l'avvocato di Virani, Shubhangi Tulli. «Tocca ai dottori decidere se l'eutanasia passiva è possibile», ha aggiunto.