In Egitto morti e caos malgrado il coprifuoco
Esercito in piazza, ma spesso i soldati acclamati dai manifestanti. Dall'inizio delle proteste il regime ha mantenuto un silenzio assordante
IL CAIRO - Caos e violenze hanno scosso per tutta la giornata le principali città dell'Egitto, dove nel quarto giorno consecutivo di manifestazioni anti-Mubarak la protesta è esplosa con decine di migliaia di persone che hanno invaso le strade dopo la preghiera del venerdì: l'esercito e la polizia, schierati in modo massiccio dal regime, finora non sono riusciti ad assumere il controllo della situazione o a far rispettare il coprifuoco.
Almeno sette persone sono state uccise in diverse città, portando a 17 il numero delle vittime dall'inizio della rivolta: fra queste secondo l'emittente panaraba Al Jazeera, cinque sarebbero morte in scontri nella città di Suez. Altre fonti riportate da diversi media internazionali hanno parlato di altri cinque morti al Cairo. I feriti sarebbero circa 900. Alle proteste ha partecipato anche l'ex Direttore generale dell'Aiea e leader dell'opposizione Mohammed ElBaradei, che dopo poche ore è stato messo agli arresti domiciliari, secondo quanto ha riportato la Cnn.
Il presidente Hosni Mubarak, al potere dal 1981, ha imposto il coprifuoco a Suez, Alessandria e il Cairo, ma in tarda serata le immagini in diretta di emittenti come Cnn e Al Jazeera mostrano ancora la folla in massa nelle strade intenta a protestare ed appiccare fuoco ad alcuni edifici ma anche ad acclamare i mezzi blindati dell'esercito. Questa istituzione gode in Egitto di grande prestigio fra la popolazione e non è sembrata intenzionata a reprimere nel sangue la rivolta, limitandosi a presidiare le strade: voci non confermate hanno perfino riferito di alcuni scontri fra soldati e polizia.
A metà pomeriggio i media internazionali avevano diffuso la notizia che il presidente Mubarak avrebbe pronunciato un discorso in Tv, il primo dall'inizio della rivolta. Ma in serata il leader egiziano, contro cui manifestanti hanno scatenato tutta la loro collera gridando «abbasso Mubarak» e «il popolo vuole la fine del regime», ancora non aveva parlato. Dall'inizio delle proteste il regime ha mantenuto un silenzio assordante, mentre nella giornata di oggi si sono intensificate le pressioni internazionali per una cessazione delle violenze e la fine della repressione: in particolare gli Stati uniti, alleati del regime di Mubarak in funzione anti-islamista, per bocca del segretario di Stato Hillary Clinton hanno invitato il governo del Cairo a «frenare le forze di sicurezza» e ripristinare la libertà di navigazione su internet e di comunicazione telefonica.
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