20 aprile 2024
Aggiornato 13:00
Medio Oriente

Negoziati di pace, oggi il terzo round a Gerusalemme

Netanyahu e Abu Mazen di nuovo a colloquio. Ieri nulla di fatto a Sharm el Sheikh. Ipotesi Congelamento colonie Israele continua a dividere le parti

GERUSALEMME - Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il presidente palestinese Abu Mazen si incontreranno oggi a Gerusalemme per il terzo round dei negoziati di pace diretti, con la mediazione degli Stati uniti. Il secondo vertice tra i due leader, dopo la seduta inaugurale a Washington, si è tenuto ieri a Sharm el Sheikh, in Egitto, ma si è concluso con un sostanziale nulla di fatto. Anche oggi, come nelle precedenti occasioni, sarà presente il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, che proverà a sostenere un avvicinamento tra le parti su alcuni punti chiave, in particolare quello che riguarda il congelamento dell'attività coloniale israeliana.
Secondo quanto riferito ieri dall'inviato speciale statunitense per il Medio Oriente, George Mitchell, i due leader hanno iniziato delle «discussioni serie su questioni di fondo» per raggiungere un accordo. Ma l'intesa sembra ancora molto lontana: dopo un primo colloquio durato un'ora e quaranta minuti, c'è stato un 'fuori programma' tra Netanyahu, Abu Mazen e Clinton, che però non ha portato ad alcun risultato.

Hillary Clinton aveva chiesto a Netanyahu di estendere la moratoria - che scade il 26 settembre - sulle attività edilizie in Cisgiordania, come gesto di apertura verso i palestinesi. Ma il governo israeliano non sembra affatto intenzionato a prolungare il congelamento completo delle costruzioni. A proposito degli insediamenti, Mitchell ha dichiarato che gli Stati Uniti continuano a impegnarsi «per ottenere dei risultati»: «crediamo che ci stiamo muovendo nella giusta direzione», ha aggiunto. Gli Stati Uniti caldeggiano il prolungamento della moratoria «in un momento in cui i colloqui si stanno muovendo in una direzione costruttiva» ha concluso Mitchell.

Netanyahu, peraltro, sembra interpretare la volontà dei suoi cittadini: secondo un sondaggio del quotidiano Yediot Ahronot, il 51% degli israeliani si dichiara a favore della ripresa delle costruzioni nelle colonie ebraiche in Cisgiordania, al termine della moratoria di dieci mesi stabilita nel novembre scorso. Più di due israeliani su tre (68%) sono del parere che la questione delle colonie in Cisgiordania possa pregiudicare i negoziati di pace e un'ampia maggioranza (56%) si dice scettica sulla volontà effettiva di Netanyahu di raggiungere un accordo di pace con i palestinesi, convinta che il premier abbia accettato di partecipare ai colloqui «a causa delle pressioni americane».

Ma quello degli insediamenti non è il solo punto in discussione: tra gli altri, le frontiere del futuro Stato palestinese, la sicurezza d'Israele, il destino dei rifugiati palestinesi e lo status di Gerusalemme.