Sakineh, dal Vaticano possibile intervento diplomatico
Frattini: «Serve clemenza». Padre Lombardi: «Diplomazia Vaticano al lavoro». La stampa iraniana: «Berlusconi corrotto»
ROMA - «Quando la Santa Sede è richiesta in modo appropriato perché intervenga su questioni umanitarie presso autorità di altri Paesi, come è avvenuto molte volte in passato, essa usa farlo non in forma pubblica, ma attraverso i propri canali diplomatici». E' quanto afferma il direttore della sala stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, rispondendo alle domande dei giornalisti sulla vicenda di Sakineh, la donna iraniana di 43 anni condannata alla lapidazione perché ritenuta colpevole di adulterio e complicità nell'omicidio del marito.
La Santa Sede segue la vicenda con attenzione e partecipazione. La posizione della Chiesa, contraria alla pena di morte, è nota e la lapidazione è una sua forma particolarmente brutale», ha detto padre Lombardi.
Intanto la Farnesina ha avuto contatti con l'ambasciata iraniana a Roma «per un'azione di sensibilizzazione a livello bilaterale» riguardo alla vicenda di Sakineh.
«Abbiamo anche sollecitato un'azione dell'Unione europea presso Teheran, attraverso la presidenza di turno belga», fa sapere una fonte del ministero degli Esteri.
A queste iniziative diplomatiche si è aggiunta anche una campagna pubblica che il ministro Franco Frattini - sempre molto sensibile alla difesa dei diritti delle donne - ha condotto in prima linea. «Il tutto è stato fatto con un approccio positivo, nel tentativo di arrivare a un atto di clemenza senza puntare il dito contro l'Iran», ha spiegato la fonte, precisando che a tal proposito il titolare della Farnesina si è detto anche disposto a incontrare il suo omologo iraniano Manouchehr Mottaki.
Abbiamo cercato di mostrare il nostro rispetto per la sovranità iraniana, ma siamo convinti che una soluzione positiva del caso di Sakineh possa offrire a Teheran un'opportunità, che ovviamente spetta a loro cogliere», ha commentato la fonte diplomatica. «Al di là del motivo umanitario, riteniamo che non sia interesse dell'Iran giocarsi la propria reputazione su un caso come questo», ha concluso.
Attacco a Berlusconi - Dall'Iran il giornale ultraconservatore Kayhan, lo stesso che qualche giorno fa sferrò un duro attacco a Carla Bruni, ha aspramente criticato il premier Berlusconi per la posizione assunta dal governo in difesa di Sakineh. «Berlusconi è un uomo moralmente corrotto. Il capo della mafia italiana si è unito ai difensori del crimine» scrive il più importante giornale conservatore della Repubblica islamica; il suo direttore è nominato direttamente dalla Guida Suprema, l'ayatollah Ali Khamenei. Il quotidiano afferma che «le prove» della «dissolutezza sessuale» di Berlusconi sono contenute nella stampa italiana ed europea e aggiunge che «così come Carla Bruni, l'immorale moglie del presidente francese Nicolas Sarkozy, anche Berlusconi si è voluto unire a questa cricca che difende la criminale Sakineh, accusata di adulterio e omicidio del marito».
Appello del Premio Nobel Ebadi - Per salvare la vita a Sakineh Mohammadi, è «importante che adesso l'Occidente non abbassi la guardia»: è quanto spiega in un'intervista a La Stampa Shirin Ebadi, la prima donna musulmana a vincere il Premio Nobel per la Pace, nel 2003. «Bisogna continuare a tenere desta l'attenzione», occorre «che l'opinione pubblica non smetta di fare pressione, che tutti facciano la loro parte fino in fondo, che non prevalga la prudenza, il tatticismo», afferma l'ex giudice del tribunale di Teheran.
«Se la stampa dei paesi liberi dimentica i diritti umani, per noi sarà molto peggio», sostiene Shirin Ebadi. «Nulla può peggiorare la situazione di Sakineh, peggio di com'è adesso non può essere. Io credo che il regime iraniano, di fronte a tutte queste richieste a livello internazionale, dovrà fare un passo indietro», commenta il premio Nobel.