25 settembre 2023
Aggiornato 12:00
Missione ISAF

Afghanistan, vittime civili: dati peggiori dal 2001

I dati dell'ONU: i morti aumentati del 31% nonostante la diminuzione delle vittime dei raid Nato

KABUL - Nonostante la diminuzione delle vittime civili nelle operazioni della Nato, il numero di morti nella popolazione afgana è aumentato del 31% nel corso degli ultimi sei mesi: è quanto risulta dal rapporto semestrale delle Nazioni Unite sulla situazione in Afghanistan.
Si tratta dei dati peggiori relativi alle vittime civili negli ultimi nove anni: nel primo semestre del 2010 i morti sono stati 1.250 e i feriti 1.997; tre quarti dei decessi sono attribuiti ai talebani o ad altre milizie ribelli, contro il 53% dello scorso anno.

In particolare, 176 bambini sono rimasti uccisi e 389 feriti nei primi sei mesi dell'anno, un aumento del 55% rispetto al medesimo periodo del 2009; la maggior parte delle vittime è stata causata dagli Ied, gli ordigni artigianali utilizzati dai talebani in quasi tutto il Paese. In forte aumento anche il numero delle esecuzioni capitali nelle zone controllate dalle milizie (il 95% in più), che in alcuni casi hanno riguardato anche dei minori.

Per quel che riguarda le cifre relative alla Nato e alle forze regolari afgane, sono responsabili di 386 vittime civili, circa un quarto del totale: in particolare, sono diminuiti del 64% i morti causati dalle operazioni aeree dell'Alleanza, di gran lunga la tattica più mortale utilizzata dai militari dell'Isaf.
Una revisione delle regole di ingaggio delle truppe della Nato era stata adottata sotto il mandato del generale Stanley McChrystal: il suo successore, David Petraeus, ha confermato l'identico approccio; da notare che un analogo manuale di condotta è stato diffuso anche delle milizie talebane, che ritengono tuttavia i funzionari governativi un bersaglio legittimo.