27 aprile 2024
Aggiornato 02:00
Strage in Afghanistan

A Kandahar 4 attentati in successione

Almeno 30 i morti, una cinquantina i feriti. I talebani: siamo stati noi, messaggio per McChrystal

KANDAHAR - Sono almeno 30 le vittime dei quattro attentati kamikaze in rapida successione che sono stati compiuti questa sera nel centro di Kandahar, la più grande città del sud dell'Afghanistan. I feriti si contano a decine. Le esplosioni sono avvenute nei pressi di un hotel, di una prigione, di una moschea e a un incrocio stradale nel centro della capitale afgana.

ATTACCO AL CARCERE - La prigione era l'obiettivo principale, secondo quanto riferito dallo stesso fratellastro del presidente afgano Hamid Karzai. Ahmed Wali Karzai, membro del consiglio provinciale, ha spiegato in un'intervista telefonica all'Associated Press che la prigione era stata rinforzata con blocchi di cemento dopo un attacco suicida del 2008, nel corso del quale erano fuggiti decine di prigionieri.
Con le altre esplosioni «volevano cercare di tenere impegnate le forze dell'ordine e irrompere nella prigione, ma i canadesi (che avevano rinforzato le mura) hanno fatto un buon lavoro», ha spiegato Wali Karzai. «Ci sono molte vittime civili», ha aggiunto Wali Karzai. «Diversi edifici sono crollati e tanta gente è ancora sotto le macerie. Era in corso un matrimonio nella sala del quartier generale della polizia».

RIVENDICAZIONE - I talebani hanno rivendicato la responsabilità degli attentati, affermando che si tratta di un messaggio per il comandante Nato Stanley McChrystal, che sta pianificando operazioni militari nella regione. In un comunicato pubblicato su internet, i talebani dicono di aver colpito il cuore di Kandahar e di aver inflitto pesanti perdite ai «nemici dei mujaheddin».

Kandahar conta circa 800mila abitanti ed è la capitale della provincia, culla del movimento talebano. Le forze Usa e della Nato progettano di lanciare un'offensiva nella regione nella seconda metà di quest'anno. Attualmente sono impegnate nella vicina provincia di Helmand con l'operazione Marjah.