24 aprile 2024
Aggiornato 08:00
Vertice di Copenaghen

Le lacrime del delegato di Tuvalu: Obama salvaci

«Il destino del nostro Paese è nelle vostre mani»

COPENAGHEN - Il rappresentante della piccola isola del Pacifico di Tuvalu è stato protagonista oggi di un drammatico ed emozionante intervento alla Conferenza del clima di Copenaghen.
In lacrime, Ian Fry, ha rivolto un appello al presidente degli Stati uniti Barack Obama affinché intervenga, con tutto il peso della nazione che rappresenta, nella battaglia ai cambiamenti climatici, definiti «la più grave minaccia all'umanità e alla sicurezza internazionale, e ne assuma la guida.

«Questa mattina mi sono svegliato in lacrime - ha detto Fry con la voce strozzata davanti ai delegati dell'assemblea plenaria - e non è facile ammetterlo per un uomo adulto. Il destino del mio Paese è nelle vostre mani», ha concluso, chiedendo alla conferenza di giungere ad un accordo che limiti le emissioni nocive e fermi l'innalzamento delle temperature globali.

Gli altri appelli - Nei giorni scorsi i paesi membri dell'Aosis, l'Associazione dei piccoli stati insulari, come le Isole Cook, le Barbados e Fiji, e dai paesi poveri africani, Sierra Leone, Senegal e Capo Verde, avevano lanciato un appello per un trattato legalmente vincolante, più severo del protocollo di Kyoto. Vari paesi avevano fatto propria la richiesta di Tuvalu di fermare la crescita delle temperature globali a 1,5 gradi centigradi, e la concentrazione di gas serra in atmosfera a 350 parti per milione, invece delle 450 preferite dai paesi industrializzati e da qualche grande emergente.