«Difficile che Lula possa concedere asilo a Battisti»
Per il Presidente del Tribunale supremo Mendes: il Presidente brasiliano entrerebbe in «un labirinto»
BRASILIA - Se il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva deciderà di concedere l'estradizione all'ex terrorista dei Pac Cesare Battisti «entrerà nel medesimo labirinto» dal quale la Corte Suprema ha fatto uscire il ministro della Giustizia, Tarso Genro: lo ha dichiarato il presidente del Tribunal Supremo Federal, Gilmar Mendes.
Concedendo l'asilo a Battisti, Genro «ha usurpato le competenze di altri organi, della giustizia italiana e di quella brasiliana: e certamente, è stato salvato da questo labirinto in cui si era addentrato dalla sentenza della Corte» che ha dichiarato illegale l'estradizione pur lasciando la decisione ultima nelle mani di Lula.
«Se vi è qualcosa di stravagante in questo processo è precisamente è stata proprio la decisione del ministro della Giustizia di rovesciare al sentenza della Commissione per la concessione del diritto di asilo. Non abbiamo commesso alcuna irregolarità, siamo in uno stato di diritto nel quale compete alla Corte giudicare degli atti amministrativi», ricorda Mendes, le cui dichiarazioni sono state riportate dal quotidiano brasiliano O Globo.
«Annulliamo degli atti della Presidenza, del Congresso, ogni giorno; tutte le settimane decidiamo su una qualche estradizone e non ci si domanda mai se il Presidente debba o no rispettare le nostre decisioni. Trovo molto difficile che ora il Presidente possa - senza alcun controllo giudiziario - concedere un asilo già negato e per le stesse ragioni per le quali era stato negato», ha concluso il presidente della Corte.
Lula da Silva prenderà la decisione definitiva sull'estradizione solo dopo aver esaminato la sentenza della Corte non ancora depositata, ed essersi consultato con l'Avvocatura Generale dello Stato. La sentenza ha suscitato polemiche anche all'interno della stessa Corte: il relatore, Cezar Peluso, ha ironicamente commentato al quotidiano O Globo di non «essere all'altezza intellettualmente» di redigere una sentenza che accomuni da una parte il voto favorevole all'estradizione ma dall'altra la decisione di lasciare la questione nelle mani dell'esecutivo.
La sentenza dovrebbe in effetti chiarire in particolare quale sia l'effettiva libertà di cui gode Lula: se cioè possa scegliere di ignorare del tutto il parere della Corte (e il trattato bilaterale in vigore con l'Italia) una volta che questa abbia stabilito che i reati di cui è accusato Battisti sono crimini comuni e non politici; oppure, se gli sia possibile negare l'estradizione solo sulla base di ulteriori considerazioni legali che prevalgano sul parere del massimo collegio giudicante.
Lula si trova così di fronte al dilemma che avrebbe voluto evitare, a costo di vedersi privato del potere decisionale sull'estradizione affidato all'esecutivo: sfidare la sentenza della Corte innescando un conflitto istituzionale senza precedenti oppure smentire il proprio Ministro della Giustizia, fra i suoi principali collaboratori. Senza contare i rapporti con l'Italia, ragione per la quale i magistrati hanno deciso di lasciare al Presidente l'ultima parola: la questione, ha infatti concluso la Corte, riguarda anche i rapporti diplomatici con un Paese terzo e pertanto è di pertinenza dell'esecutivo.
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