Per Israele la ripresa dei negoziati dipende da Abu Mazen
Lo ha detto alla radio il vice ministro degli Esteri, Ayalon. Il Presidente palestinese: «Stop insediamenti o niente pace»
GERUSALEMME - La ripresa dei negoziati di pace tra israeliani e palestinesi dipende dal presidente Abu Mazen. Lo ha ritenuto il vice ministro degli Esteri dello stato ebraico Danny Ayalon, all'indomani della visita nella regione del segretario di stato Hillary Clinton.
«Per ora, non c'è una base per una ripresa dei negoziati. Questo dipende da Abu Mazen. Obiettivamente, quando si osservano le complicazioni interpalestinesi è difficile essere ottimisti, ma occorre farlo», ha affermato alla radio pubblica Ayalon, che ha ricordato l'amicizia degli Stati Uniti verso lo stato ebraico, il cui «atteggiamento fermo è premiante».
QUESTIONE COLONI - Il segretario di stato ha manifestato il suo sostegno alla richiesta di Israele di riprendere il più rapidamente possibile e senza precondizioni i negoziati di pace con i palestinesi, che hanno rifiutato questa proposta in mancanza di un blocco totale della colonizzazione israeliana nella Cisgiordania occupata. Clinton ha inoltre segnalato che le proposte del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu su una limitazione della colonizzazione sono «senza precedenti», un'evidente presa di distanza dalla posizione palestinese.
Intervistato a sua volta dalla radio dell'esercito israeliano, il deputato laburista Daniel Bensimon ha rivelato di aver di recente incontrato il presidente dell'Autorità nazionale palestinese e di averlo sollecitato a «dare una possibilità a Netanyahu» impegnandosi in negoziati di pace con lui. «Netanyahu mi ha chiamato ieri sera per dirmi che non comprende perché i palestinesi si rifiutano di parlargli, visto che nessun capo di governo israeliano ha fatto loro proposte come le sue», ha detto ancora Bensimon.
ABU MAZEN: «STOP INSEDIAMENTI O NIENTE PACE» - Non ci saranno colloqui di pace senza il «congelamento totale» degli insediamenti israeliani in Cisgiordania. Lo ha ribadito il presidente palestinese, Abu Mazen, nel corso di un incontro ad Abu Dhabi con il segretario di Stato americano, Hillary Clinton. «Il problema con il governo israeliano e' che si rifiuta di bloccare la costruzione degli insediamenti» in Cisgiordania e a Gerusalemme est, dove si e' addirittura intensificata, ha spiegato Abu Mazen.
«Gerusalemme e' minacciata» e «i colloqui di pace possono iniziare solo da lì», poiché «senza Gerusalemme non ci sarà alcuna possibilità di pace», ha spiegato il presidente palestinese che ha invitato l'amministrazione Usa a «spronare Israele affinché rispetti gli impegni» e congeli del tutto la costruzione di colonie. La presa di posizione del presidente palestinese e' arrivata dopo che la delegazione americana l'ha informato che Israele «si rifiuta di fermare la costruzione degli insediamenti», ha raccontato il capo negoziatore palestinese, Saeb Erakat, il quale ha ricordato che anche nelle mediazioni tra l'inviato Usa in Medio Oriente, George Mitchell, e lo Stato ebraico, Israele si e' rifiutato di contemplare un «totale congelamento» nella costruzione delle colonie. La Clinton ha incontrato il presidente palestinese negli Emirati Arabi da cui e' ripartita per Israele dove ha in programma un faccia a faccia con il premier Benjamin Netanyahu.