27 aprile 2024
Aggiornato 02:30

Al via oggi tour Obama in Arabia Saudita, Egitto ed Europa

Attesa per discorso al Cairo su rapporti con mondo musulmano

WASHINGTON - Inizia oggi il nuovo tour diplomatico del presidente degli Stati Uniti Barack Obama al di là dell'Atlantico: stavolta Obama comincerà dal Medio oriente (Arabia Saudita ed Egitto) per terminare in Europa, dove sarà in Germania per visitare il campo di concentramento di Buchenwald, e in Francia per le celebrazioni per l'anniversario dello sbarco in Normandia.

La prima tappa sarà in Arabia Saudita, dove Obama incontrerà oggi il re Abdallah: sull'agenda dell'incontro vi sono, oltre al conflitto Israelo-palestinese, anche i rapporti con l'Iran, il cui clima di cauto dialogo con Washington suscita apprensione a Riad, e il petrolio, di cui l'Arabia Saudita resta il maggiore esportatore del mondo. Secondo Mark Lippert, consigliere aggiunto per la sicurezza nazionale, anche il Pakistan sarà fra gli argomenti discussi con il re wahabita, nella speranza che possa aiutare l'amministrazione americana a contrastare il terrorismo e l'estremismo islamico nel paese asiatico. L'inquilino della Casa Bianca potrebbe poi anche accennare alla questione dei 100 detenuti yemeniti a Guantanamo, che Washington vorrebbe inviare in Arabia Saudita, dove sono presenti programmi di 'riabilitazione' particolarmente efficaci.

La tappa in Arabia Saudita ha anche una certa rilevanza simbolica, dato che Re Abdullah è guardiano dei luoghi sacri dell'Islam, La Mecca e Medina, e in questo senso prepara la visita di Obama in Egitto, e in particolare all'Università del Cairo. Qui, domani, il presidente dovrebbe pronunciare un discorso che - a giudicare dalle anticipazioni alla Bbc e a Canal Plus - vorrebbe segnare una svolta 'culturale' nell'approccio dell'America verso l'Islam. «Credo che sia pericoloso quando gli Stati Uniti o qualsiasi altro Paese affermano di poter imporre i propri valori a un altro Paese che ha storia e cultura diversi», ha detto Obama in un'intervista all'emittente britannica. E su Canal Plus ha insistito: «Gli Stati Uniti e il mondo occidentale devono imparare a conoscere meglio l'Islam; d'altro canto, se si conta il numero di americani musulmani, si vede che gli Stati Uniti sono uno dei più grandi paesi musulmani del pianeta».

Un'inversione di rotta rispetto all'era dell'arrogante unilateralismo del predecessore George Bush, che sembra preoccupare i terroristi di Al Qaeda: il numero due dell'organizzazione di Osama Bin Laden, Ayman Al Zawahiri, in un video su internet ha definito il discorso del Cairo «un'operazione di pubbliche relazioni» che contrasta con i «messaggi sanguinosi» degli Usa in Afghanistan e Iraq. Ma Obama - che già in Turchia ad aprile aveva teso una prima volta la mano all'Islam - sa che non basteranno né due né 10 discorsi per cambiare i rapporti deteriorati da anni di terrore e guerra, e il suo staff non perde occasione di ricordare che impostare un nuovo rapporto col mondo arabo sarà un'impresa lunga e difficile: «Si tratta di ricominciare da zero le nostre relazioni col mondo musulmano (...) non ci aspettiamo che tutto cambi dopo un solo discorso», ha detto il portavoce della Casa Bianca Robert Gibbs.

In Egitto, e secondo le anticipazioni anche nel discorso all'università, Obama affronterà anche il nodo del conflitto fra Israeliani e Palestinesi: nelle ultime settimane, il presidente ha insistito sulla soluzione per «due Stati» e alla sospensione degli insediamenti in Cisgiordania, contrapponendosi così alle posizioni del premier israeliano Benjamin Nethanyahu. Un approccio che il leader statunitense ha sempre presentato con toni e forme 'soft', per non alienare Gerusalemme, ma che suscita una certa speranza nella cancellerie del mondo arabo.