Rainbow Warrior: trent'anni dopo il ricordo non si spegne
Il 10 luglio del 1985 la nave ammiraglia di Greenpeace, venne affondata dai servizi segreti francesi nel porto di Auckland, in Nuova Zelanda, nel tentativo di fermare le proteste contro i test nucleari nel Pacifico nell'Atollo di Mururoa, a circa 1.200 km a Sudest di Tahiti. Nel bombardamento perse la vita il fotografo portoghese Fernando Pereira
ROMA - Trent'anni fa la tragedia della Rainbow Warrior. Era il 10 luglio del 1985 quando la nave ammiraglia di Greenpeace venne affondata dai servizi segreti francesi nel porto di Auckland, in Nuova Zelanda, nel tentativo di fermare le proteste contro i test nucleari nel Pacifico nell'Atollo di Mururoa, a circa 1.200 km a Sudest di Tahiti.
IL RICORDO DEL CAPITNO WILLCOX - Un attacco che provocò indignazione in tutto il mondo. Pete Willcox, capitano della nave, nel trentesimo anniversario ricorda che nel bombardamento perse la vita il fotografo portoghese Fernando Pereira, attivista del movimento. «Aveva due bambini, racconta, la sua uccisione fu una tragedia. Come capitano la cosa peggiore che ti può accadere è perdere un uomo a bordo». «Azioni del genere contro gli ambientalisti come Greenpeace potrebbero sembrare inimmaginabili oggi» dice ancora.
LA RAINBOW WARRIOR II - Ma quello che accade a Auckland non li fermò: anche grazie al denaro ricevuto in indennità dalla Francia dopo il processo, pochi anni dopo è arrivata la Rainbow Warrior II di Greenpeace che per anni ha combattuto contro crimini ambientali, caccia alle balene, riscaldamento globale e altro in tutto il mondo.
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