29 marzo 2024
Aggiornato 16:30
I dati di Confindustria

Con le sanzioni alla Russia a rischio il 4,2% dell'export italiano nel paese

Il blocco all'export riguarda 321 milioni di euro di vendite italiane in Russia nel 2021, pari al 4,2% dell'export italiano in Russia e allo 0,06% dell'export totale dell'Italia nel mondo

Con le sanzioni alla Russia a rischio il 4,2% dell'export italiano nel paese
Con le sanzioni alla Russia a rischio il 4,2% dell'export italiano nel paese Foto: Pixabay

ROMA - L'impatto delle misure adottate dall'Ue «è complessivamente modesto» sull'export italiano. Il blocco all'export riguarda 321 milioni di euro di vendite italiane in Russia nel 2021, pari al 4,2% dell'export italiano in Russia e allo 0,06% dell'export totale dell'Italia nel mondo. E' quanto emerge da un report del Centro Studi di Confindustria.

Per il complesso dei prodotti colpiti, l'esposizione italiana al mercato russo, cioè il peso della destinazione Russia sull'export totale dell'Italia di quei prodotti nel mondo, è pari all'1,5% nel 2021. L'importanza del mercato russo per i prodotti italiani colpiti dalle sanzioni risultava già in calo nel 2021, in confronto con il triennio precedente quando le vendite ammontavano a 427 milioni di euro in media all'anno.

Nonostante l'impatto delle sanzioni sull'export italiano sia contenuto, questo appare particolarmente significativo per alcuni specifici comparti italiani. Infatti, per specifici comparti, l'export verso la Russia dei beni colpiti dalle sanzioni rappresenta una quota rilevante rispetto al totale delle esportazioni di quei beni nel mondo.

Tra i principali prodotti colpiti dal blocco, definiti come quelli con un export di almeno 5 milioni di euro in Russia, infatti, ce ne sono alcuni per cui il peso del mercato russo supera il 10% del totale. Si tratta di macchinari, anche ad alta tecnologia, come: parti di satelliti da telecomunicazione; apparecchi di distillazione o di rettificazione; parti ed accessori di apparecchi a raggi X.

Il Centro Studi di Confindustria ha, poi, calcolato che la Russia rappresenta l'1,5% dell'export italiano di beni, rispetto al 2,7% fino al 2014, anno delle prime sanzioni a seguito dell'annessione della Crimea alla Russia, interessando oltre 11mila imprese e il 3% dell'import (5,2% pre-2014).

Il calo del peso del mercato russo, conseguente alle sanzioni legate all'annessione della Crimea, come destinazione dell'export italiano è diffuso a tutti i principali settori, con picchi significativi nei beni di consumo: dall'arredamento (8% pre-sanzioni; 3% nel 2021), al legno (5,5% - 1,1%), all'abbigliamento (7,3% - 3,8%) ai prodotti in pelle (4,6% - 1,7%). «Come è noto, infatti, le sanzioni hanno fiaccato la crescita economica e la domanda interna russa e svalutato sensibilmente il rublo», ha spiegato il Csc.

Dal lato dell'import, secondo gli economisti di Confindustria, circa un quinto degli acquisti italiani di gas e petrolio è di provenienza russa.

La Russia accoglie il 2,4% dello stock italiano di capitali investiti nel mondo. I capitali italiani hanno realizzato 442 sussidiarie che occupano circa 34,7 mila addetti e producono un fatturato pari a 7,4 miliardi di euro, crescendo mediamente del +7,5% negli ultimi sei anni, molto più di quanto accaduto alle controllate nei paesi extra-Ue (+2,2% nello stesso periodo) e negli Stati Uniti (+5,2%), primo paese extra-Ue per presenza delle multinazionali italiane. Un peso molto più ridotto hanno i capitali russi investiti in Italia, appena lo 0,1% dello stock totale ricevuto dal nostro Paese. Le multinazionali russe rappresentano soltanto lo 0,3% delle multinazionali estere sul territorio nazionale e producono poco più dell'1% del fatturato, per un ammontare superiore agli 8 miliardi di euro.