19 marzo 2024
Aggiornato 07:00
L'intervista

Filograna: «Le cartelle esattoriali ammazzeranno le partite Iva, ma la soluzione c'è»

Eugenio Filograna, presidente del movimento Autonomi e Partite Iva, parla al DiariodelWeb.it dopo l'annuncio dello stop alle cartelle esattoriali fino a fine anno

Il Premier Giuseppe Conte, con il Ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri
Il Premier Giuseppe Conte, con il Ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri Foto: Alessandro Di Meo ANSA

Il governo ci ha ripensato: la moratoria del fisco durerà ancora per tutto il resto dell'anno. I quasi nove milioni di cartelle esattoriali, che rischiavano di sommergere altrettanti contribuenti italiani, restano prorogati fino al 1° gennaio 2020. Una buona notizia per i lavoratori autonomi, che riceveranno un'altra mazzata dopo quella già pesante della crisi post coronavirus. Ma il problema non è risolto, è solo rimandato. E dire che ci sarebbe un altro modo per riscuotere questi crediti, che sarebbe anche più conveniente per lo Stato. Ad averla concepita è il movimento Autonomi e Partite Iva, il cui presidente Eugenio Filograna lo spiega al DiariodelWeb.it in questa intervista.

Presidente Eugenio Filograna, vi preoccupa questa pioggia di cartelle esattoriali in arrivo?
Certamente. Del resto, la necessità di una buona riforma tributaria, soprattutto per le piccole e micro imprese, noi la sosteniamo da tempo, da molto prima del Covid. La tassazione che pagano è esageratamente alta, supera il 72%.

Da dove deriva questo calcolo?
È facile capirlo. L'aliquota minima è del 23%, poi vanno sommati i contributi del 27% e l'Iva del 22%, che paghiamo quando andiamo a comprare qualunque bene. Risultato: il 72% del nostro guadagno lo diamo allo Stato. E i redditi più colpiti sono proprio quelli delle partite Iva, che non hanno uno stipendio fisso, ma devono lavorare per procacciarsi i clienti. Questo ci costringe molto spesso, per legittima difesa, a piccole evasioni: un ragionamento molto diverso dalle grandi evasioni strutturate delle multinazionali.

Qual è l'impatto di questa tassazione eccessiva sull'economia italiana?
È una pesantezza strutturale che non ci fa più crescere, anzi. Negli ultimi cinque anni abbiamo perso tre milioni di partite Iva, ovvero tre milioni di persone che sono passate a fare i dipendenti a tempo determinato o i disoccupati. Dopo il Covid rischiamo di perderne e ancora, tra 800 mila e 1 milione. Anche grazie a questa sorpresa delle cartelle esattoriali, che secondo noi andrebbero risolte in altro modo.

Cioè in che modo?
Lo Stato dovrebbe approfittare del fatto che l'Europa ci ha presi in simpatia e capisce le nostre esigenze, per ripulire il credito a bilancio di circa mille miliardi di tasse non pagate, che non saranno mai incassati. Secondo l'Agenzia delle entrate, non si possono riuscire a racimolare più di 70-80 miliardi.

Come si potrebbe risolvere questo problema?
Noi proponiamo il cosiddetto condono equitativo. Chiunque abbia un debito verso lo Stato avrebbe diritto a pagare il 30% ed essere liberato da tutto. Normalmente la gente penserebbe che i soliti furbetti l'hanno fatta franca, ma non è così. Noi abbiamo previsto un'alternativa: il 70% non pagato potrebbe essere ceduto a terzi, pagando un ulteriore 30%, in cambio di un beneficio di credito d'imposta del 100% dell'importo comprato, scaricabili in 10-15 anni. Essendo questo credito cedibile sul mercato, potrebbe poi generare ulteriori plusvalenze, tassate al 43%.

In totale quale sarebbe l'incasso per lo Stato?
Da questo credito inesigibile di circa mille miliardi, con questa sola operazione incasserebbe circa il 50%. Ma non è finito. Noi proponiamo di spezzettare i crediti d'imposta in veri e propri crediti d'imposta, anche cartacei, cedibili, in modo tale da farli circolare. Questo creerebbe un ulteriore moltiplicatore monetario e un ulteriore interesse.

Avete avuto un interlocuzione con il governo rispetto a questa proposta?
Mesi fa abbiamo già consegnato al governo la copia integrale del nostro programma. E più di una volta abbiamo incontrato il gruppo di ascolto del presidente Conte e parlato con i segretari e qualche economista. Per ora non siamo andati oltre, perché pur avendo un centinaio di migliaia di follower, non siamo ancora strutturati come partito. Alle ultime elezioni non abbiamo presentato le nostre liste, ma solo appoggiato alcuni candidati, in Forza Italia, nella Lega, in Fratelli d'Italia, ma anche qualcuno nel Pd, per la verità.

A proposito di questi partiti, spesso evocano la tematica dei lavoratori autonomi, ma il loro è un interesse vero o è solo uno stratagemma elettorale?
Secondo noi è uno stratagemma elettorale. Negli anni i partiti si sono detti sempre a disposizione degli autonomi, ma nella realtà non si è fatto granché. Giusto la prima flat tax di Renzi e la successiva di Salvini.