29 marzo 2024
Aggiornato 09:00
I dati della Confcommercio

Ad aprile consumi a picco: -47,6%

Pochissimi i segmenti che sono riusciti a registrare un segno positivo, mentre per quelli legati alle attività complementari alla fruizione del tempo libero, la domanda è stata praticamente nulla

Ad aprile consumi a picco: -47,6%
Ad aprile consumi a picco: -47,6% Foto: ANSA

ROMA - Il lockdown legato all'emergenza Coronavirus ha messo al tappeto l'economia italiana. Secondo l'Ufficio studi di Confcommercio il Pil a maggio crolla del 16% mentre i consumi di aprile hanno fatto segnare un calo del 47,6%.

«Da oggi - ha osservato Confcommercio - possono riaprire circa 800 mila imprese, ma il completo lockdown di aprile ha avuto conseguenze che il sistema economico italiano non ha mai sperimentato dopo la seconda guerra mondiale. Infatti, dopo la flessione del 30,1% di marzo, nel mese scorso i consumi sono crollati, rispetto ad aprile 2019, del 47,6%. Pochissimi i segmenti che sono riusciti a registrare un segno positivo (alimentazione domestica, comunicazioni ed energia), per molti altri, invece, soprattutto quelli legati alle attività complementari alla fruizione del tempo libero, la domanda è stata praticamente nulla)».

Ripartenza «densa di difficoltà»

Cifre «quasi inverosimili che, purtroppo, testimoniano gli effetti derivanti dalla sospensione, non solo di gran parte delle attività produttive, ma anche di quelle sociali e relazionali dirette». E la ripartenza, iniziata già dopo Pasqua e in via di rafforzamento nella prima settimana di maggio, come risulta sia dai consumi giornalieri di energia elettrica che dalle percorrenze dei veicoli leggeri, si presenta «ancora densa di difficoltà».

La questione più grave è la concentrazione delle perdite su pochi importanti settori, come il turismo e l'intrattenimento, che sono anche quelli più soggetti a forme di distanziamento e rigidi protocolli di sicurezza, ma anche la mobilità e l'abbigliamento. Pertanto, «la fine del lockdown non sarà uguale per tutti. Ma soprattutto, dopo la riapertura si avvertiranno anche dolorosi effetti su reddito e ricchezza che si protrarranno ben oltre l'anno in corso».

Pesa l'eccesso di burocrazia

Anche per queste ragioni, il rimbalzo congiunturale del 10,5% del Pil, stimato per il mese di maggio, «appare modesto se confrontato alle cadute di marzo ed aprile e, nel confronto annuo, la riduzione è ancora del 16%».

Non basteranno «gli ulteriori recuperi di attività attesi da giugno in poi per cambiare significativamente la rappresentazione statistica di una realtà fragile e profondamente deteriorata. Una realtà in cui l'eccesso di burocrazia, male endemico di cui soffre il nostro Paese, ha presentato il suo conto anche durante la pandemia e nella quale anche l'efficacia dei provvedimenti messi in cantiere dalle autorità nazionali e internazionali rimane un'ulteriore incognita».

«7 locali su 10 sono pronti a riaprire»

Seppur tra mille incertezze, bar e ristoranti si preparano alla riapertura, riorganizzando proprio in queste ore gli spazi interni ai locali e i turni del personale. Secondo un'indagine effettuata nelle ultime ore dall'ufficio studi della Fipe, la Federazione italiana dei Pubblici esercizi, su un campione di 520 piccole e medie imprese del settore, il 70% circa dei pubblici esercizi, 196mila locali tra bar e ristoranti, sono pronti ad alzare le saracinesche già a partire da domani, lunedì 18 maggio. A scalpitare sono in particolare i bar, maggiormente penalizzati da questi mesi di stop forzato.

Per tutti quanti, la preoccupazione principale è quella legata alla sicurezza di clienti e dipendenti. Il 95% degli imprenditori intervistati, infatti, ha già acquistato le mascherine per il proprio personale, l'82% dei ristoratori è convinto che l'uso dei dispositivi di protezione sia essenziale, mentre il 94% ha già effettuato la sanificazione dei locali. Ciò che non convince per nulla gli imprenditori della ristorazione, invece, sono le barriere divisorie in plexiglass. Il 56% degli intervistati esclude ogni ipotesi di utilizzo, il 37% ne ipotizza invece un impiego alla cassa e poco meno del 5% prevede di installarle tra i tavoli.

Ad accomunare la stragrande maggioranza dei ristoratori è la voglia di riaprire già domani, nonostante sia chiaro a tutti che non si tratterà di una ripartenza a pieno regime. Gli imprenditori intervistati da Fipe stimano un crollo del 55% dei loro fatturati a fine anno e questo si tradurrà in un minor impiego di personale, già a partire da domani. Secondo le stime, infatti, il numero dei dipendenti impiegati calerà del 40%, con 377mila posti di lavoro a rischio.