«La Germania potrebbe ripensarci e aprire agli eurobond?»
Lo scrive il Financial Times, riportando diversi «casi di conversione» di economisti che fino a ieri si schieravano sistematicamente contro le ipotesi di emissioni obbligazionarie comuni nell'area euro
MILANO - La crisi della pandemia da coronavirus potrebbe spingere la Germania a ripensarci su eurobond e coronabond, forse fino ad abbandonare le sue posizioni di contrarietà aprioristiche. Lo scrive il Financial Times, riportando diversi «casi di conversione» di economisti che fino a ieri si schieravano sistematicamente contro le ipotesi di emissioni obbligazionarie comuni nell'area euro. Conversioni «che fanno parte di una tendenza più ampia in Germania - dice il quotidiano - che vede questa crisi spingere politici, economisti e studiosi a riconsiderare alcuni principi finora ritenuti sacrosanti».
Si è già visto un primo passo consistente in tal senso quando il ministro delle Finanze Olaf Scholz ha scelto di procedere con un maxi piano di indebitamento da 150 miliardi, che di fatto sospende l'obbligo costituzionale che limita i disavanzi. «Second alcuni sulla resistenza agli eurobond potrebbe accedere lo stesso», afferma il Ft che cita il vicedirettore del centro studi Jacques Delors, Lucas Guttemberg. Finora la linea del no ha retto. E' basata su un interpretazione delle regole europee che vieta i trasferimenti di debiti tra Stati. Ma dopo le aperture giunte da verdi, e ora anche dai socialdemocratici tedeschi, alleati di governo della cancelliera Angela Merkel, dei favorevoli a un ripensamento si vedono anche nella Cdu, che al momento resta ostile.
Ministri tedeschi: aiuti UE senza Troika o austerity
Aiuti europei per l'emergenza Coronavirus, senza Troika o austerità. Questo l'appello lanciato dai ministri tedeschi agli Esteri Heiko Maas e dal vicecancelliere e ministro delle Finanze, Olas Scholz, in una lettera pubblicata su La Stampa. «Questo virus - scrivono - non conosce né confini, né colore della pelle, né nazionalità. Noi tutti condividiamo la sofferenza della gente a Bergamo, Madrid, Strasburgo e in tante altre città in Italia, Spagna e Francia. L'eroica lotta degli operatori sanitari e dei medici per la vita degli ammalati ci commuove profondamente. La pandemia da Covid-19 mette tutti gli Stati europei dinanzi alla maggior sfida sanitaria, sociale ed economica dalla fondazione dell'Unione europea. È vero che, in questa terribile pandemia, all'inizio l'Europa non era sufficientemente preparata a tutti gli aspetti e che in un primo momento non ha trovato una risposta europea convincente a ogni problema».
«Adesso - aggiungono i ministri tedeschi - quello che conta è dare una risposta complessiva europea in uno spirito di solidarietà. Ognuno dei nostri Paesi uscirà rafforzato dalla crisi solo se l'Europa ne uscirà forte e unita. Ora è necessario compiere un altro passo - proseguono -: gli Stati più duramente colpiti dalla crisi da coronavirus devono essere stabilizzati a livello finanziario in modo rapidissimo, non complicato e in misura sufficiente. Quindi la nostra proposta è la seguente: assieme provvediamo velocemente a sufficiente liquidità in tutti gli Stati dell'Unione europea affinché la tutela dei posti di lavoro non dipenda dall'umore degli speculatori. Qui i mezzi finanziari non devono essere vincolati a condizioni inutili che equivarrebbero a una ricaduta nella politica dell'austerità del periodo successivo alla crisi finanziaria e che porterebbero a una disparità di trattamento di singoli Stati membri».
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