28 aprile 2024
Aggiornato 09:00
Conti pubblici

Manovra, il governo sfida Bruxelles: «Tiriamo dritto per la nostra strada»

Il messaggio all'Ue è chiaro: «A noi interessano gli italiani». L'1% del Pil sarà recuperato da dimissioni immobiliari. Inserite clausole di salvaguardia

Il ministro dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, all'esterno di palazzo Chigi al termine del Consiglio dei ministri
Il ministro dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, all'esterno di palazzo Chigi al termine del Consiglio dei ministri Foto: Peri - Carconi | ANSA ANSA

ROMA - Prima il vertice di governo a Palazzo Chigi. A seguire, l'atteso Consiglio dei ministri. Al centro, la risposta ai rilievi dell'Unione europea sulla manovra finanziaria. Al vertice «stretto» i cardini del governo del cambiamento: oltre al premier Giuseppe Conte, i due vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio, il ministro per i rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro e quello dell'Economia Giovanni Tria. La strada è chiara: fornire «chiarimenti» a Bruxelles, spiegando come questa manovra garantisca «più posti di lavoro, più diritto alla pensione e meno tasse non per tutti ma per tanti italiani». E se all'Europa non andrà bene - il chiaro messaggio di Matteo Salvini - poco importa: «Tiriamo dritto».

Gli avvertimenti di Angela Merkel 
Intanto da Strasburgo, intervenuta in plenaria per rispondere alle domande degli eurodeputati, la cancelliera tedesca Angela Merkel ha lanciato un chiaro monito al governo Conte: «L'Italia è un Paese fondatore dell'Ue e ha deciso con gli altri le regole». Per questo, secondo Merkel, sulla questione della legge di bilancio italiana «è importante giungere a una soluzione ed è importante che lo si faccia nel dialogo con la Commissione europea. Lo ha detto anche il premier Conte...»

E quelli del Fmi
Ancora più chiaro il messaggio che arriva dal Fondo Monetario Internazionale nel rapporto stilato dai suoi ispettori al termine della missione annuale a Roma: «L’Italia si assume consistenti rischi a procedere con una manovra espansiva in questa fase, che la lascerebbe molto vulnerabile» a eventuali shock. Perché, come si legge nel rapporto, la materializzazione di shock negativi, «anche modesti», come un rallentamento della crescita o l’aumento degli spread, «farebbe aumentare il debito e aggraverebbe il rischio che l’Italia si ritrovi costretta a dover fare una manovra restrittiva mentre l’economia si sta indebolendo». Da qui la raccomandazione di portare avanti un «moderato e graduale risanamento delle finanze pubbliche» per aiutare e mettere il debito su una traiettoria discendente e ridurre i rischi finanziari.

La manovra non cambia
L'orientamento del governo è ormai assodato: la manovra non cambia. Una risposta che sicuramente non farà piacere a Bruxelles che aveva dato tempo fino a oggi per spiegare le deviazioni previste sugli obiettivi di deficit/Pil e riduzione del debito. Ma già dagli incontri tecnici di ieri, durante e a margine delle audizioni presso le Commissioni bilancio di Senato e Camera, è emerso come la linea del Mef, che avrebbe voluto abbassare le stime sulla crescita, non sono passate. Da qui la frase, netta, del ministro Giovanni Tria che in tarda mattinata, a precisa domanda, ha risposto: «Il tasso di crescita non si negozia». Quindi, in una nota, ha smentito «voci e indiscrezioni apparse sui giornali secondo cui il tasso di crescita dell'Italia sia stato o sia oggetto di dibattito politico. Le previsioni di crescita sono infatti il risultato di valutazione squisitamente tecnica. Per questo non possono diventare oggetto di negoziato alcuno dentro o fuori dal Governo».

Il governo tira dritto
Nessun arretramento neppure dopo le stime del Fondo Monetario Internazionale che prevede un Pil in crescita dell'1% nel 2019 e 2020, un «impatto incerto» della legge di bilancio sulla crescita dei prossimi due anni e «un effetto probabilmente negativo sul medio termine». Se ci sarà qualcosa da modificare, sarà «non in base alle richieste di Bruxelles» ha precisato Salvini ma «in base a quello che succede in Italia, ad esempio a causa del maltempo». La conta dei danni è in corso: una prima stima parla di 5 miliardi di euro. «Quindi è chiaro che dobbiamo mettere più soldi alla voce investimenti sul territorio. Perché ce lo chiede la situazione» ha precisato il leader leghista. «Da tenere presente che per le spese per circostanze eccezionali è ammessa la copertura in deficit sia dall'Europa che dalla Costituzione».

Ecco la nuova manovra del governo
Non cambiano i saldi e le previsioni della crescita perché «questa manovra è quella che serve al Paese per ripartire» ha spiegato il vicepremier e ministro Luigi Di Maio al termine del Consiglio dei ministri a palazzo Chigi. «Questo Paese è fermo nella crescita perché l'ultimo governo ha fatto una manovra di bilancio a saldo zero, in cui non ha investito un solo euro per le imprese e per i cittadini». Nella lettera a Bruxelles aumenterà la valorizzazione degli immobili dello Stato: si procederà quindi con nuove dismissioni «di quello che non serve». Una voce che varrà l'1% del Pil: circa 18 miliardi di euro. A corredo della lettera dell'Italia alla Ue saranno presentate a Bruxelles le riforme che il governo intende fare per investimenti, infrastrutture, codice appalti, sistema idrogeologico, sburocratizzazione. 

Le clausole di salvaguardia
In legge di bilancio c'è l'impegno a «non fare i furbi» e a tenere il deficit entro il 2,4% del Pil ha spiegato il vicepremier Luigi Di Maio. «Per quanto riguarda eventuali clausole di salvaguardia il nostro obiettivo è il 2,4% di deficit perché crediamo nella crescita all'1,5%» ha risposto a chi gli chiedeva se fossero state decise clausole di salvaguardia sul deficit. «Non abbiamo aggiunto niente a quello che già leggete nella legge di bilancio - ha aggiunto - quindi non ci sono novità legislative ma c'è l'impegno a mantenere quelli che sono i saldi indicati. Quindi non facciamo i furbi sul deficit ma allo stesso tempo manteniamo gli impegni con gli italiani». Nella lettera alla Ue sono però incluse clausole di salvaguardia per evitare che il deficit salga oltre il 2,4% qualora le previsioni di crescita del governo nella manovra non siano confermate, insieme a una nuova operazione di dismissione immobiliare.