27 aprile 2024
Aggiornato 00:30
Delocalizzazioni selvagge

Calenda il sindacalista: sconfitto su Italo-Ntv tenta di salvare Embraco e accusa la Slovacchia

Braccio di ferro con la Whirpool, la multinazionale Usa che vuole licenziare 500 lavoratori. Sotto accusa anche gli aiuti di stato slovacchi

Il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda a Torino con Sergio Chiamparino.
Il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda a Torino con Sergio Chiamparino. Foto: ANSA/ALESSANDRO DI MARCO ANSA

TORINO - In Italia si dovrebbe votare ogni sei mesi, perché la campagna elettorale fa miracoli di parole che, a volte, corrono perfino il rischio di realizzarsi. Alle otto di giovedì sera il Ministro dello sviluppo economico, Carlo Calenda, scende in piazza Castello - a Torino - tra i lavoratori Embraco, oltre duecento al freddo per molte ore, e annuncia con insoliti toni conflittuali l’esito della trattativa con Whirpool, la multinazionale che vuole chiudere lo stabilimento di Riva di Chieri e mandare a casa cinquecento lavoratori. Il contesto è pesante: perché mancano appena cinquanta giorni al licenziamento duro, senza alcun ammortizzatore sociale. Una fabbrica che solo quindici anni fa vantava otre duemila lavoratori è stata azzerata in nome della delocalizzazione che abbassa il costo del lavoro.

Sindacalista e ministro
Il ministro Calenda, con toni da sindacalista d’altri tempi, annuncia alla folla: «L’azienda, in questa vicenda, ha tenuto un comportamento inaccettabile. Questa non è una richiesta come governo italiano ma un’imposizione e, se questa imposizione non verrà attuata, noi faremo tutti i passi per tenerli su questa obbligazione». Prosegue, sempre con toni da capo popolo, spiegando di aver fatto un passo formale con la Slovacchia - il Paese in cui Embraco dovrebbe trasferire le attività italiane - per verificare se si configurano aiuti di Stato. In ogni caso, nel caso i licenziamenti non venissero ritirati, sarebbe «una dichiarazione di guerra» : la campagna elettorale fa miracoli. 

La campagna elettorale fa miracoli
Dopo lo smacco della vendita di Italo a un fondo speculativo statunitense, nonostante l’invito governativo di Calenda e Padoan alla proprietà di portare avanti la quotazione in borsa, il governo non poteva permettersi un altro smacco sul fronte del lavoro. Italo – Ntv passata in mano agli statunitensi è una minaccia occupazionale che il governo ha ben chiaro: gli azionisti sono felici, in particolare Intesa Sanpaolo, i lavoratori molto meno nonostante le rassicurazioni. Non faranno la fine di operai, impiegati e dirigenti Embraco – lasciati tutti a casa – perché le ferrovie non si possono delocalizzare, ma il nuovo corso porrà in essere, al di là di ogni ragionevole dubbio, un pesante abbassamento del costo del lavoro.
Così il ministro Calenda è giunto a Torino annunciando che non sarebbe uscito dall’ufficio della Prefettura senza una buona notizia per i lavoratori. La buona notizia in realtà non c’è, ma qualche giorno di tempo per indurre la proprietà statunitense a tornare sui suoi passi, almeno parzialmente, è stato strappato. Si tratta di un risultato minimo, che apre però un minimo spiraglio nel muro della Whirpool.

Decisione negli Usa
Cosa accadrà tra quattro giorni è però incerto: i manager statunitensi, se si presenteranno, avranno accettato il piano che prevede il blocco dei licenziamenti collettivi e la cassa integrazione straordinaria per nove mesi. Tempo durante il quale si studierà tra governo e proprietà un piano per re industrializzare l’impianto e riassorbire parte dei lavoratori. Pare che vi siano degli investitori, ma nulla di preciso all'orizzonte. Probabile che si vada verso al cassa integrazione senza un preciso piano di re industrializzazione. In caso contrario il governo italiano aprirà una procedura presso la Commissione Europea contro la Slovacchia per aiuti di Stato. In questo senso la disputa si sposta su un piano politico, e indirettamente colpirebbe gli investimenti strategici di Whirpool che da molti anni ha delocalizzato parte della produzione italiana, e non solo, in Slovacchia.
Il Governo vuole attaccare la politica economica slovacca con una una procedura formale in Europa, «per verificare – ha spiegato Calenda – se c’è stato un accordo fiscale fra il Governo e l’azienda che può essere discriminatorio. Vogliamo valutare se ci sono gli estremi per una denuncia per gli aiuti di Stato». I rappresentanti dell’azienda hanno sostenuto durante l’incontro di essere disponibili a ritirare i licenziamenti, ma che attendono il via libera dai dirigenti Whirpool negli Stati Uniti.

Sotto processo la globalizzazione
La vertenza dell’Embraco assume quindi una dimensione internazionale a mette di fronte il governo italiano, i vertici di una multinazionale che fino ad ora si erano dimostrati irremovibili, e un governo.
La minaccia quindi non è verso la multinazionale ma verso uno stato, la Slovacchia.
I nodi quindi stanno venendo la pettine: i nodi della delocalizzazione del lavoro. Ma al momento non è chiaro come il governo italiano riuscirà a portare avanti questa minaccia, che in ogni caso appare molto coraggiosa e utopistica al contempo. Durante la contrattazione, ma questo non è stato sottolineato, è molto probabile che Calenda abbia messo qualche offerta sul piatto. Anche perché in passato la Embraco ha già goduto di aiuti statali, ovvero gli stessi che vengono ora rinfacciati alla Slovacchia.
La minaccia quindi, per quanto sacrosanta, appare spuntata.