29 marzo 2024
Aggiornato 06:00
Finito il primo round di trattative

Nafta, Trump vuole più auto «Made in USA»

Attualmente il 62,5% delle vetture e delle rispettive componenti consegnate nei tre Paesi Nafta devono essere prodotte in Messico, Canada o Usa per qualificarsi come duty-free. Gli Usa vorrebbero rendere più strigente quella percentuale, possibilmente a proprio favore.

Nafta: finito a Washington il primo round di trattative
Nafta: finito a Washington il primo round di trattative Foto: ANSA

NEW YORK - E' finito ieri a Washington, capitale Usa, il primo round di trattative pensate per rivedere il North American Free Trade Agreement (Nafta), l'accordo di libero scambio tra Stati Uniti, Canada e Messico entrato in vigore nel 1994.
Le tre nazioni hanno riferito di avere fatto «dettagliate presentazioni concettuali» riguardanti le rispettive posizioni; esse puntano a un «risultato ambizioso» da raggiungere entro l'anno prossimo.
Il secondo round è previsto a Città del Messico dal primo al 5 settembre prossimi; il terzo si verificherà in Canada sempre nel mese prossimo mentre i negoziati torneranno in Usa a ottobre.

AMERICAN FIRST - Come previsto gli Usa hanno portato avanti il motto tanto caro al presidente Donald Trump: «America First». Pur non avendo fornito dettagli, Robert Lighthizer, il negoziatore della prima economia al mondo, ha fatto capire che gli piacerebbe un aumento della porzione di un'auto realizzata in Nord America. Ciò chiama in causa le cosiddette regole di origine, che determinano se un prodotto può essere esente da tasse in base determinati livelli legati all'origine delle sue componenti.

COMPONENTISTICA AUTO - Washington vuole una «notevole» porzione di auto e componentistica prodotta in Usa. Attualmente il 62,5% delle vetture e delle rispettive componenti consegnate nei tre Paesi Nafta devono essere prodotte in Messico, Canada o Usa per qualificarsi come duty-free. Gli Usa vorrebbero rendere più strigente quella percentuale, possibilmente a proprio favore. La tesi di Washington è che molta componentistica in arrivo dalla nazione dell'America Centrale ha origine in Cina. Rafforzando le regole di origine, gli Usa sperano di aumentare posti di lavoro ben retribuiti sul proprio territorio e di ridurre il deficit commerciale con il Messico, che nel campo delle quattro ruote lo scorso anno è stato pari a 74 miliardi di dollari. La proposta ventilata da Lighthizer ha già incontrato le resistenze di Canada e Messico e i gruppi automobilistici di tutte e tre le nazioni la considerano troppo complicata.