20 aprile 2024
Aggiornato 01:30
Si può risolvere problema eccedenze personale per prossimi 3 anni

Banche, altri 16mila lavoratori a rischio da qui al 2020

Secondo le stime della Fabi, tra crisi, ristrutturazioni, chiusure e trasferimenti, il settore ha perso in tre anni 12mila posti di lavoro. Ed entro i prossimi quattro ne potrebbe perdere altri 16mila

ROMA - Sono oltre 16mila i bancari destinati a lasciare il lavoro entro il 2020. Lo sostiene il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, secondo cui «in tre anni, dal 2013 al 31 marzo 2016, dai gruppi bancari italiani sono usciti 11.988 lavoratori e altri 16.109 sono pronti a uscire entro il 2020 in base agli accordi sindacali sugli ultimi piani industriali. Di questi, 8.928 sono potenzialmente prepensionabili».

Tagli
Dal 2009 al 2016, spiega il sindacalista, «sono stati tagliati sul territorio 3.972 sportelli, di cui 1.697 nell'ultimo triennio. In particolare nelle cinque maggiori banche recentemente sottoposte agli stress test dell'Eba, Intesa Sanpaolo, Unicredit, Mps, Banco Popolare e Ubi Banca, dal 2009 al 2015 sono state chiuse o cedute 4.439 filiali».

La composizione degli organici
Gli organici delle banche italiane «risultano composti prevalentemente da lavoratori tra i 46 e i 55 anni, in maggioranza dirigenti e quadri direttivi». Negli ultimi sei anni «il 3,6% dell'attuale popolazione bancaria di 300mila addetti è rappresentato da 10.800 lavoratori che sono stati esternalizzati e conseguentemente sono usciti dall'organico complessivo dei lavoratori delle banche».

Cambiamento dei piani industriali
In dieci anni «nei 14 principali gruppi bancari i piani industriali sono cambiati o sono stati aggiornati in media 3,5 volte, media che sale a 4 se si considerano i cinque maggiori gruppi creditizi». Negli ultimi sette anni, in particolare, «i modelli distributivi sono stati modificati una media di una volta ogni due anni, quindi tre volte in sei anni, creando disorientamento nella clientela e nei lavoratori bancari, facendo perdere il contatto col territorio».

Nuovi modelli
«Ci riferiamo in particolare - sottolinea Sileoni - alla revisione del modello di sportello, alla creazione di mini-agenzie, all'accentramento di servizi dalla filiale alle aree o alla direzione generale, alla realizzazione di filiali capogruppo con conseguente riduzione del numero dei direttori di filiale dei principali gruppi bancari, all'accentramento dell'attività di crediti anomali, alla divisione della clientela in retail, private e corporate, al recupero crediti e trasferimento competenze sull'estero commerciale».

Pensione di anzianità
«Considerando - spiega Sileoni - la media anagrafica dei lavoratori bancari, ai dipendenti del settore raramente è stata applicata la pensione di vecchiaia, ma in maggioranza quella di anzianità. Quando il governatore Visco parla di riduzione dei costi noi abbiamo solo uno strumento per evitare i licenziamenti (il fondo di solidarietà), licenziamenti che contrasteremo ferocemente. E - sottolinea - partendo dal presupposto che attraverso i prepensionamenti volontari sono usciti in 10 anni circa 60mila lavoratori, allungando da 5 a 7 anni la permanenza dei lavoratori stessi nel fondo esuberi, noi siamo convinti di risolvere definitivamente il problema delle eccedenze di personale per i prossimi tre anni».

La prima condizione
"La condicio sine qua non - spiega il sindacalista - è rappresentata da due obiettivi. Il primo: le banche finanziano la Naspi per tutte le categorie di lavoratori, pagando a fondo perduto circa 200 milioni l'anno allo Stato. Se per tre anni le banche potessero usare questi soldi per finanziare i due anni in più di durata (da 5 a 7 anni) del fondo esuberi, allungamento dello scivolo già deciso a maggio per decreto dal governo, il problema sarebbe risolto».

La seconda condizione
La seconda condizione è che «tutti i prepensionamenti dovranno rimanere su base volontaria, come fino a oggi fatto, con l'adesione del 95% dei lavoratori interessati. Questo dimostra che mantenendo la volontarietà, la quasi totalità dei lavoratori ha aderito con soddisfazione ai prepensionamenti (all'assegno di sostegno al reddito del fondo esuberi viene normalmente aggiunto un importo concordato in sede aziendale, che permette al lavoratore di andare in prepensionamento volontario con un assegno tra l'80% e l'85% dell'ultimo stipendio)».

Interventi richiesti
«Sul fronte della riduzione dei costi - aggiunge Sileoni - desidereremmo interventi più incisivi sia dal governatore Visco sia dal ministro Padoan rispetto alle consulenze milionarie soprattutto in ambito informatico, alle sponsorizzazioni selvagge e inutili come quelle per esempio del raduno delle macchine d'epoca, del finanziamento di improbabili circoli culturali, del finanziamento di sagre e feste di dubbio valore, di sponsorizzazioni per attività sportive professionistiche che non hanno alcun senso, mentre rappresenta un alto valore sociale sponsorizzare le attività sportive dilettantistiche».

(Fonte Askanews)