18 agosto 2025
Aggiornato 02:30
Energia

Un miliardo di dollari in cambio del terminal Gnl, c'è chi dice no

La tribù dei Lax Kw’alaams ha rifiutato 1,15 miliardi di dollari di compensazioni, per la costruzione di un grande rigassificatore per il Gas naturale liquido sulle coste del suo territorio, lo stato canadese della British Columbia

OTTAWA – La tribù dei Lax Kw’alaams ha rifiutato 1,15 miliardi di dollari di compensazioni, per la costruzione di un grande terminal per il Gas naturale liquido (Gnl) sulle coste del suo territorio, lo stato canadese della British Columbia.

NO A 320MILA $ A TESTA - L'offerta è arrivata dalla Petronas, compagnia energetica malesiana azionista di maggioranza del progetto Pacific Northwest Lng. I malesiani vorrebbero costruire un gasdotto lungo quasi mille chilometri che dovrebbe terminare in un rigassificatore sull’isola Lelu e la Flora Bank sul fiume Skeena, territorio rivendicato dagli indigeni nord-americani, dove il metano verrebbe trasformato in gas naturale liquido e imbarcato su navi metanieri dirette in Asia. Secondo i 3mila 600 indiani d'America che vivono tra Canada e Stati uniti (al confine con l'Alaska) i 320mila dollari a testa che riceverebbero nell'arco di 40 anni per acconsentire la costruzione dell'impianto sarebbero un cattivo investimento.

A RISCHI PESCA SALMONE - Per i Lax Kw’alaams realizzare un terminal Gnl lungo il fiume Skeena significherebbe mettere a repentaglio la pesca del salmone, perché il corso d'acqua è il secondo per quantità di quel pesce nella British Columbia. In un recente comunicato stampa dove la tribù ha ribadito le sue ragioni è spiegato che «il consenso unanime della comunità contro un progetto per cui viene fatta un’offerta di oltre un miliardo di dollari trasmette il messaggio che non si tratta di una questione di denaro: bensì ambientale e culturale».

ESPORTARE GNL VERSO LA CINA NON CONVIENE - Il piano della Petronas non avrebbe poi solide basi economiche. Secondo Ken Courtis, presidente del gruppo di investimenti Starfort Holdings sentito da Bloomberg, la riduzione delle importazioni di gas dalla Cina dovuta alle maggiori quantità di metano che Pechino ottiene dalla Russia e dall'Asia centrale, stanno rendendo i prezzi del Gnl sempre meno competitivi. Secondo l'esperto «tutti i progetti Gnl lungo le coste occidentali canadesi sono problematici», in termini di ritorno dell'investimento.