La lunga, calda estate del governo greco
Sta scadendo il tempo per Alexis Tsipras. Le casse dello stato ateniese sono vuote e a giugno la Grecia ha altre scadenze da rispettare: deve restituire due miliardi di euro al Fondo Monetario Internazionale e pagare 500 milioni di euro tra stipendi, pensioni e spese per i servizi sociali. In attesa del Consiglio europeo aumenta il pressing da parte dell'Ue.
ROMA - In vista del Consiglio europeo, in programma a Riga giovedì e venerdì prossimi, sale la temperatura del termometro ateniese, già bollente – e non per il meteo - in questo accenno d’estate. Il governo di Alexis Tsipras dovrà presentare una lista di riforme «credibili» da sottoporre all’esame delle «3i» per ottenere gli aiuti di cui ha bisogno ed evitare il default. Finora, però, le proposte messe sul banco dal ministro delle Finanze greco, Yanis Varoufakis, sembrano alquanto fumose, seppur lungimiranti. E il rischio, per la Grecia, è quello di non riuscire a superare l’estate.
La duplice proposta di Varoufakis
Come ha spiegato in un articolo il ministro delle Finanze greco, Yanis Varoufakis, «mesi di negoziati tra il nostro governo e il Fondo monetario internazionale, l’Unione europea e la Banca centrale europea non hanno portato a molti progressi. Una ragione è che tutti i fronti sono troppo concentrati sulle prossime iniezioni di liquidità e non abbastanza su come la Grecia potrà risollevarsi e svilupparsi in modo sostenibile. Se vogliamo interrompere l’attuale impasse, dobbiamo pensare a un’economia greca sana.» La proposta di Varoufakis consiste essenzialmente nella creazione di una banca per lo sviluppo nazionale (che colleghi la Banca europea per gli investimenti e il piano di investimenti da 315 miliardi di euro del presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker con il settore privato della Grecia) e, ancora, di una «bad bank» che aiuti il settore finanziario a liberarsi dei prestiti deteriorati restituendogli nuova linfa vitale.
Le scadenze di giugno rischiano di mettere Atene in ginocchio
Quella di Yanis Varoufakis è una strategia di lungo periodo, che promette di rimettere in piedi non solo le casse dello stato, ma tutto il paese. Le speranze del ministro delle Finanze, però, rischiano di naufragare di fronte allo scoglio dell’assenza di liquidità. Perché sebbene abbia ragione Varoufakis a voler promuovere una visione prospettica, egli non può tuttavia dimenticare che nell’immediato la Grecia deve fare i conti con il pericolo del default, perché le sue casse sono quasi completamente vuote. A giugno Atene dovrà restituire altri 1,5 miliardi di euro al Fondo Monetario Internazionale e, oltre a questi, il governo deve pagare ogni mese circa 2,5 miliardi di euro per le pensioni, gli stipendi dei dipendenti pubblici e le spese del welfare.
La lunga estate della Grecia
Secondo un articolo del Wall Street Journal, pubblicato appena qualche giorno fa, potrebbero già mancare all’appello 500 milioni di euro per coprire queste uscite. Solo il 12 maggio scorso, il governo ateniese aveva restituito al Fondo Monetario Internazionale i 750 milioni di euro che doveva rimborsare: per farlo, però, ha dovuto utilizzare i diritti speciali di prelievo che deteneva presso lo stesso istituto di Washington. In pratica, la Grecia, per pagare il suo debito, si è ulteriormente indebitata col suo creditore, e dovrà far fronte ad interessi aggiuntivi. Un circolo vizioso dal quale il governo di Alexis Tsipras potrà uscire soltanto con l’aiuto dell’Ue, altrimenti il default sarà sempre più vicino. E a nulla varranno le buone intenzioni di Yanis Varoufakis di fronte all’impossibilità, per Atene, di rispettare le prossime scadenze.
- 21/08/2018 Quando D'Alema disse: «Gli aiuti alla Grecia sono andati alle banche tedesche, la Germania si è arricchita sulla miseria della Grecia»
- 26/07/2018 L'ipocrisia dell'Europa che offre aiuti alla Grecia dopo averla saccheggiata
- 04/07/2018 Al mercato degli esseri umani: Tsipras prende i migranti tedeschi se la Merkel gli taglia il debito
- 22/06/2018 La Grecia distrutta festeggia la fine del «saccheggio» da parte della Troika: ma tanto poi si riparte