Padoan sigla con la Svizzera la fine del segreto bancario
Italia e Svizzera hanno firmato oggi, a Milano, un accordo che sancisce la fine del segreto bancario nel Paese elvetico. Dopo tre anni di trattative, Gian Carlo Padoan e l'omologa svizzera Eveline Widmer-Schlumpf siglano il patto che prevede lo scambio di informazioni tra i due Paesi, automatico dal 2017, e l'uscita della Svizzera dalla black list dei Paesi considerati paradisi fiscali.
ROMA - «Siglato l'accordo, miliardi di euro che tornano allo Stato». È così che il premier Matteo Renzi commenta lo storico patto siglato da Italia e Svizzera in materia di fisco. A Milano, infatti, il ministro dell'Economia e delle Finanze, Pier Carlo Padoan, ha incontrato la sua omologa svizzera, Eveline Widmer-Schlumpf e dopo tre anni di trattative l'accordo è stato siglato.
IL CONTRASTO ALL'INFEDELTÀ FISCALE - Non solo lo scambio di informazioni con la modifica della Convenzione contro le doppie imposizioni, ma nel protocollo è previsto anche lo scambio di informazioni tra i due Paesi, automatico dal 2017. Quello che di fatto sancisce il patto in questione è la fine del segreto bancario tra i due Paesi e permette alla Svizzera di non rientrare più nella black list fiscale-finanziaria, facendo sì che i contribuenti cittadini italiani che volessero ricorrere alla voluntary disclosure di approfittare di condizioni più vantaggiose rispetto agli anni da sanare e agli oneri da sostenere. «Il comune impegno dei nostri due Pesi è quello di contrastare su base bilaterale e di reciprocità l'infedeltà fiscale. La firma di questo protocollo consente ai contribuenti italiani con capitali in Svizzera di sanare eventuali irregolarità, applicando le sanzioni e i termini di decorrenza previsti per i Paesi che non sono black list. Aggiungo che l'Italia firmerà un accordo analogo con il Liechtenstein nei prossimi giorni, prima della scadenza del termine del 2 marzo», spiega Padoan subito al termine dell'incontro con l'omologa svizzera.
LA FINE DEL SEGRETO - Come aveva affermato il titolare di via XX settembre qualche giorno fa, la firma del contratto «arriva dopo un negoziato molto duro, ma importante perché elimina tutte le barriere all’informazione e segna la fine del segreto bancario». Il patto siglato oggi a Milano sancisce la fine del segreto bancario, oltre a determinare l'inizio dello scambio delle informazioni tra i due Paesi a partire dal 2017. In modo più dettagliato, per quanto concerne il segreto bancario, il patto prevede lo scambio «a richiesta» di informazioni, in pratica apportando delle modifiche alla Convenzione attuale sulla doppia imposizione Italia-Svizzera.
UN SUCCESSO PER DUE PAESI - «Con questa firma realizziamo un passo in avanti molto importante nelle relazioni fra i due paesi. L’accordo, che ha richiesto un lavoro lungo e difficile ma che si è concluso con pieno successo, prevede due diversi documenti, un primo giuridico sullo scambio di informazioni che ora va all’esame dei parlamenti e uno politico sulla road map da seguire per definire ulteriori questioni come il trattamento fiscale dei transfontalieri e il trattamento di Campione di Italia», ha dichiarato il ministro dell'Economia subito dopo la sigla del patto.
LA QUESTIONE LAVORATORI - Padoan ha toccato anche il nodo delicato dei lavoratori, spiegando cosa il patto comporterà nel loro caso: «Ci sarà una reciprocità nel trattamento di questi lavoratori e si arriverà a una situazione in cui il lavoratore pagherà una quota massima del 70% delle tasse sul reddito nel Paese dove lavora (contro il 60%) attuale, e il rimanente 30% nel Paese di residenza. Il carico fiscale sui transfrontalieri non sarà inferiore a quello attuale ma inizialmente non superiore e sarà portato gradualmente in linea con quello degli altri lavoratori transfrontalieri», ha spiegato il ministro.
I BENEFICI - Per quanto concerne i benefici, il ministro Padoan afferma che i risultati vi saranno a lungo termini: «In un’ottica di più lungo respiro ci saranno grandi benefici per la finanza pubblica italiana perché l’intesa pone le condizioni di una maggiore trasparenza e fiducia tra i contribuenti e l’amministrazione e rende più amichevole ed efficiente la gestione delle questioni fiscali in entrambi i paesi».
LA MORTE DEI PARADISI FISCALI - L'intento è quello di avviare un percorso preciso e meticoloso nel contrasto ai paradisi fiscali. Il ministro dell'Economia sostiene, infatti, che l'accordo «va nella direzione dell’eliminazione dei paradisi fiscali. Ci sono altri paradisi fiscali ma questa intesa va nella direzione della loro eliminazione. Per loro sarà sempre meno conveniente e più difficile resistere allo scambio di informazioni e sarà meno conveniente rivolgersi a questi Paesi».
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