26 aprile 2024
Aggiornato 21:30
Riforme

Il Jobs act arriva in Parlamento, ma con un «problema» per il 2017

Dopo tanta attesa sono arrivati alle Commissioni Lavoro di Camera e Senato i primi due decreti attuativi della riforma del mercato del lavoro. Per la nuova prestazione di assicurazione sociale per l'impiego però, sono stati trovati i fondi solo per i primi due anni, poi si vedrà. Parola del ministro del Lavoro Giuliano Poletti

ROMA – Dopo tanta attesa sono arrivati alle Commissioni Lavoro di Camera e Senato i primi due decreti attuativi del Jobs act. Il primo sul contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, quello che contiene la contestata norma sull'articolo 18; il secondo sulla riforma degli ammortizzatori sociali. I due rami del Parlamento dovranno fornire ora un parere non vincolante entro il 12 febbraio, poi i testi torneranno al Consiglio dei ministri per eventuali modifiche e potranno saranno pubblicati sulla Gazzetta ufficiale per diventare legge dello Stato dal giorno successivo.

A SEGUIRE LA LOTTA ALLA PRECARIETÀ - Seguirà il decreto sulla lotta alla precarietà, che verrà preparato entro un mese come promesso dal ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, a margine di un convegno sul futuro dell'economia all'Università Cattolica del Sacro Cuore. «Abbiamo ancora un mese davanti - ha detto - il prossimo decreto attuativo riguarderà la lotta alla precarietà». Poletti ha spiegato che il passaggio successivo riguarderà «l'abolizione di alcune tipologie contrattuali. È un impegno che abbiamo assunto e che quindi vogliamo che si concretizzi».

IL PROBLEMA SUL 2017 - Quanto alla riforma degli ammortizzatori sociali, sulla quale dopo un primo impasse è arrivata la «bollinatura» della Ragioneria dello Stato, Poletti ha ammesso che sul 2017 c'è un «problema». Le risorse individuate dal governo per la Nuova prestazione di assicurazione sociale per l'impiego (Naspi) basteranno a coprire il fabbisogno previsto per il biennio 2015-2016. Quanto all'anno successivo, il ministro ha tagliato corto dicendo che il tema sarà affrontato solo «in quel momento». «In questo momento credo di sì - ha risposto il ministro a chi gli chiedeva se ci fossero le coperture necessarie per la nuova Aspi - la parte che ha bisogno di risorse più consistenti riguarda l'Aspi e il suo allargamento (platea, ndr). Il decreto prevede la copertura per il 2015 e il 2016, poi c'è uno 'scalino', un problema che riguarda il 2017. Ne siamo consapevoli. La nostra intenzione è coprire le esigenze, ma lo faremo in quel momento. Oggi - ha concluso - dovremmo essere sostanzialmente a posto».

MANCANO 300-400 MILIONI - Come hanno ipotizzato alcuni quindi, chi accederà alla Naspi nel 2017 potrebbe essere trattato diversamente da coloro i quali ne hanno fatto richiesta quest'anno o il prossimo, vedendosi ridotta l'erogazione del sussidio da 24 a 18 mesi. Per scongiurare tale ipotesi nella Finanziaria 2016 dovranno «spuntare» ex novo tra i 300 e i 400 milioni. Inoltre nella sua rincorsa alle risorse, il governo ha dovuto «tagliare» i fondi anche per il biennio 2015-2016: dopo i primi 4 mesi, non dopo 5 come inizialmente previsto, l'assegno si ridurrà progressivamente del 3%.

POLETTI RINGRAZIA KATAINEN - Poletti ha quindi commentato le parole di apprezzamento sulla riforma del mercato del Lavoro, espresse dal vicepresidente della Commissione europea, il liberal-conservatore finlandese Jyrki Katainen: «Credo che sia esattamente una buona notizia - ha detto - l'Italia ha l'esigenza di confermare la sua credibilità rispetto agli impegni che assume. Oggi possiamo dire che parte delle scelte si sono concretizzate anche perché le riforme le facciamo».

JOBS ACT NON VALE PER PA - Il ministro del Lavoro ha poi voluto rispondere a chi sosteneva che i decreti attuativi del Jobs act dovessero essere applicati ai dipendenti pubblici. Ai microfoni di Radio Anch'io Poletti ha sentenziato: «Non sono applicabili al pubblico impiego». Fra gli altri, aveva sollevato la questione dal suo blog l'economista esperto di materia di lavoro, ora fra le fila di Scelta civica (Sc), senatore Pietro Ichino: «Tra un mese entrerà in vigore un decreto contenente una nuova disciplina dei licenziamenti; se nel testo di quel decreto non verrà reinserito il comma che il governo ha tolto il 24 scorso, che escludeva dal suo campo di applicazione il settore pubblico, la nuova disciplina si applicherà anche ai nuovi rapporti che si costituiranno da quel momento in poi nelle amministrazioni pubbliche».