18 aprile 2024
Aggiornato 07:30
La Svizzera si sgancia dall'Euro

Fulmine a ciel sereno sul mercato dei cambi

La Svizzera ha improvvisamente abbandonato la soglia minima di 1,20 sul cambio euro-franco, di fatto sganciando la sua valuta da un vincolo che la stava zavorrando da molti mesi.

ZURIGO - Fulmine a ciel sereno sul mercato dei cambi. La Svizzera ha improvvisamente abbandonato la soglia minima di 1,20 sul cambio euro-franco, di fatto sganciando la sua valuta da un vincolo che la stava zavorrando da molti mesi. Questo ha innescato un brutale aggiustamento del franco su molte divise, schiacciando parallelamente l'euro a nuovi minimi pluriennali sul dollaro. La decisione della Banca centrale elvetica ha poi scatenato una ondata di vendite in Borsa, con Zurigo che è arrivata a perdere più del 12% per cento, e una speculare pioggia di acquisti sui titoli di stato elvetici, tanto che i loro rendimenti sulla scadenza decennale sono addirittura finiti a valori negativi (-0,014%).

L'euro ha toccato un nuovo minimo da oltre 11 anni sul dollaro, toccando 1,1571 sul biglietto verde, per poi recuperare in parte a 1,1715 a metà seduta. Sul franco poi la valuta condivisa ha segnato il nuovo minimo storico assoluto: 1 euro a 0,8422 franchi, ben sotto la parità che non era mai stata infranta al ribasso. Un valore che corrisponde alla metà esatta del rapporto di cambio sul franco con cui era stato lanciato l'euro nel 1999, pari a 1,6 e con un massimo a 1,6792 nell'ottobre del 2007.

Il franco per pate sua è schizzato al rialzo su tutte le divise globali, con un massimo da oltre 30 anni sulla moneta giapponese, 138 yen (il livello più alto dal 1980). Il dollaro è crollato di circa il 15 per cento fino a 0,7187 franchi, per poi recuperare qualcosa a 0,8792.

La Banca centrale elvetica ha giustificato la svolta di oggi proprio con la necessità di riequilibrare il rapporto con il biglietto verde. La soglia minima sull'euro era stata adottata in piena crisi sui debiti pubblici nell'area valutaria, quando i continui cali della moneta condivisa (e speculari rafforzamenti del franco) stavano diventando una minaccia grave sulle esportazioni svizzere.

La situazione attuale è ben diversa. I recenti pesanti cali dell'euro non sono dovuti ad una crisi sistemica ma all'andamento divergente delle politiche monetarie di Bce e Fed americana, destinato a proseguire. Mantenere il rapporto minimo ha implicato un deprezzamento del franco sul dollaro che non veniva ritenuto più giustificato né opportuno, ha spiegato la Banca nazionale svizzera.

Contestualmente è stato deciso un taglio dei tassi di interesse, per evitare che l'atteso (e puntualmente verificatosi) apprezzamento del franco non finisse per creare una stretta monetaria non voluta. L'istituzione svizzera ha comunque precisato che continuerà a tenere conto del fattore cambi valutari nella sua politica monetaria, e che «se necessario resterà attiva sui mercati».

E secondo alcuni analisti sarà costretta ad intervenire in tempi brevi. Perché da un lato la scelta potrebbe esser stata anche dettata dalla difficoltà che una valuta che si indebolisce crea nell'attrarre capitali esteri, così cruciali per il sistema bancario elvetico. Dall'altro però rappresenta una mazzata terribile per gli esportatori svizzeri, che di colpo vedono le loro merci rincarate di quasi il 15 per cento sull'area del dollaro (e tutte le economie agganciate al biglietto verde) e di quasi il 30 per cento sull'area euro. Sembra questo il fattore chiave alla base del crollo di Zurigo, che comunque riflette anche l'aggiustamento dei corsi azionari ad una valuta di riferimento improvvisamente più forte. «Riteniamo che la banca nazionale svizzera sarà presto costretta a intervenire contro i rafforzamenti sull'euro», hanno affermato gli analisti di Capital Economics.