24 aprile 2024
Aggiornato 14:30
Le proposte di Fi per rilanciare il sistema produttivo

Capezzone: ci vuole una cura da cavallo

L'Istat ha diffuso oggi i dati sulla produzione industriale: calo del 2,9% su base annua e dell'1,1% nel trimestre luglio-settembre. Daniele Capezzone, presidente della Commissione Finanze della Camera, attacca il premier: "Servono cure molto più incisive rispetto alle aspirine di proposte dal Governo Renzi. Non ne verremo fuori attaccati agli zero virgola".

ROMA - L'Istat ha diffuso oggi i dati sulla produzione industriale: calo del 2,9% su base annua e dell'1,1% nel trimestre luglio-settembre. Daniele Capezzone, presidente della Commissione Finanze della Camera, attacca il premier: "Servono cure molto più incisive rispetto alle aspirine di proposte dal Governo Renzi. Non ne verremo fuori attaccati agli zero virgola".

PER USCIRE DALLA CRISI NON BASTA L'ASPIRINA - «Il dato sulla produzione industriale a settembre diffuso oggi dall'ISTAT - calo del 2,9% su base annua e dell'1,1 nel trimestre luglio-settembre - dovrebbe ricordarci quanto profonda sia la crisi che attraversiamo e suggerirci cure molto più incisive rispetto alle aspirine del Governo Renzi. Non ne verremo fuori restando attaccati agli zero virgola»: dichiara in una nota Daniele Capezzone, Forza Italia, presidente della Commissione Finanze della Camera. «Da opposizione costruttiva, con Raffaele Fitto e tanti parlamentari, abbiamo offerto a tutti, attraverso i nostri emendamenti, gli strumenti non solo per migliorare in senso pro-crescita la legge di stabilità, evitando clamorosi errori come ulteriori aumenti fiscali, ma anche per un vero e proprio choc fiscale che renda più competitive le nostre imprese. Quegli emendamenti sono un'occasione per un centrodestra che può trovare lì la piattaforma del presente e del futuro, e costituiscono anche una limpida sfida in positivo alla maggioranza", conclude Capezzone.

SERVE UN CAMBIO DI PASSO - «La novità non è il calo della produzione manifatturiera ma che non c'è un cambio di passo. L'export della meccanica non cresce più con la stessa intensità - ha dichiarato Sandro Bonomi, Presidente Anima - Il valore delle esportazioni ci contraddistingue da sempre perché la meccanica è ricercata e apprezzata per la sua qualità distintiva. Eravamo abituati a leggere dei segni più incoraggianti mentre non è più così - ha proseguito - Ad oggi non riusciamo a quantificare le ripercussioni delle sanzioni russe ma il timore è forte e le nostre aziende iniziano a subirne gli effetti. Le esportazioni sono rivolte solo per il 39% verso i paesi europei. Ma non solo l'Italia sta arrancando: anche la Germania si sta rendendo conto che la crisi è arrivata anche lì. Anche i settori con un trend positivo non incrementano la cifra occupazionale aggregata valutata negativamente nel 2014 (-0,5%) e nel 2015 (-0,1%) - ha continuato Bonomi - Il fenomeno occupazionale è la variabile più lenta che segue di qualche mese la positività dei dati economici».

IN CALO LA PRODUZIONE MECCANICA: SLITTA LA RIPRESA - Così anche quest'anno è slittata la ripresa: nel 2014 la produzione meccanica evidenzia un leggero calo per un totale di 39,9 miliardi di euro di fatturato (-0,3%). Per il 2015 le stime sono viste in cauto aumento, con un +0,7%. Le esportazioni della meccanica, pari a 23 miliardi nel 2014, rappresentano il 58,4% della produzione. Ma, in controtendenza rispetto agli anni precedenti, l'export rallenta il ritmo registrando un +1,1% sia per quest'anno che nel 2015. Il comparto Logistica e movimentazione delle merci risulta il valore migliore nel 2014 (+3,5%). Data la sua eterogeneità Anima, la federazione delle Associazioni nazionali della meccanica varia e affine di Confindustria, registra nel complesso una situazione stabile. Alcuni settori, quali le tecnologie alimentari e per l'efficienza energetica, trainano l'industria meccanica dimostrando buone performance anche per quanto riguarda le esportazioni.