20 marzo 2023
Aggiornato 14:30
Rifoma del lavoro

Articolo 18: Arriva il «super indennizzo»

La partita di Matteo Renzi si sta giocando sul filo delle parole, per tentare di tenere unito il Pd e conseguire la riforma del lavoro. Ora spunta l'ipotesi di un «super indennizzo« per il lavoratore, in cambio del mancato reintegro sul posto del lavoro. Basterà ad accontentare tutti?

FIRENZE - «L'articolo 18 tutela una serie di fattispecie, diciamo che lo si sta aggiornando, in alcune parti lo si cambia, abolirlo mi pare proprio di no perché coinvolge molte cose che vengono mantenute». Lo ha precisato il responsabile economico del Pd, Filippo Taddei, a margine del Festival delle Generazioni a Firenze. «Io sto all'ordine del giorno di lunedì in cui noi chiariamo che vogliamo un mercato del lavoro efficiente, equo e in cui il ricorso al giudice sia limitato a casi estremi», ha concluso Taddei.

ARRIVA IL «SUPER INDENNIZZO» - La soluzione ai licenziamenti disciplinari, alla quale stanno lavorando i tecnici di Palazzo Chigi, si gioca sul filo delle parole, per trovare l'equilibrio tra la minoranza del Pd e i centristi di Ncd. Si tratta di un reintegro possibile, ma non obbligatorio: a discrezione del lavoratore, che può decidere autonomamente se tornare sul posto di lavoro o accettare un "super indennizzo». Un indennizzo, cioé, che sarebbe maggioritario rispetto a quello standard e che sarebbe "crescente" in funzione della durata della collaborazione professionale.

RENZI: IN G.B. È NORMALE LICENZIARE DI PIÙ - Il premier Matteo Renzi, a Londra per incontrare Cameron, ha ricordato che «in Gran Bretagna è normale decidere di licenziare dando un indennizzo come stabilito dalla legge». La partita vera comunque si giocherà nelle prossime settimane, e da gennaio dovrebbe partire il nuovo Isee, per definire le graduatorie di accesso ai servizi sociali. 

LIEBMAN: L'ART. 18 È UN FALSO PROBLEMA -  Il direttore della Scuola di Giurisprudenza della Bocconi, Stefano Liebman, sostiene che: «Vale la pena di ricordare che in Italia il licenziamento giustificato si fa e non ha costi. Certo, bisogna dimostrare in giudizio che esiste un notevole inadempimento da parte del lavoratore, ma è un obiettivo che ha margini di difficoltà identici a qualsiasi altra vertenza di inadempimento di un qualsiasi altro tipo di contratto. Piuttosto, a nessuno sembra interessare che in Italia esiste anche un licenziamento collettivo che è semplice, abbastanza rapido e sul quale il giudice non ha strumenti di controllo. Allora come mai si discute solo del licenziamento individuale?».