23 aprile 2024
Aggiornato 10:00
Politica monetaria | Crisi del debito

Il taglio dei tassi di interesse «più inutile della storia»

Ieri la BCE ha mostrato una «irresponsabile» mancanza di misure adeguate, con cui rischia seriamente di «violare gli obblighi» stabiliti dai trattati europei. A lanciare le accuse provocatorie è il capo economista del gigante bancario francese Bnp Paribas, Paul Mortimer-Lee

ROMA - Il taglio dei tassi di interesse «più inutile della storia»: ieri la Bce ha mostrato una «irresponsabile» mancanza di misure adeguate, con cui rischia seriamente di «violare gli obblighi» stabiliti dai trattati europei. A lanciare le accuse provocatorie è il capo economista del gigante bancario francese Bnp Paribas, Paul Mortimer-Lee. «Servono azioni ben più radicali», mentre il presidente Mario Draghi, che di fatto ha lasciato che i tassi reali di mercato si inasprissero, «sbaglia a sentirsi tranquillo» sulla tenuta delle generali attese di inflazione. L'economista si spinge a paragonare il Consiglio direttivo all'orchestra del Titanic, mentre l'eurozona corre il pericolo di «affondare sommersa dalle onde della deflazione».

Al di là delle immagini colorite usate da Mortimer-Lee, comunque la sensazione degli economisti di Bnp Paribas è che la Bce sia stata un po' troppo ottimistica e poco convincente nell'escludere rischi di deflazione. «Nel nostro scenario previsionale di base condividiamo l'attesa della Bce di una inflazione bassa», dice a TM News il vice capo economista Luigi Speranza. Ma il rischio che un altro aspetto chiave, quello delle attese di inflazione del pubblico, possa indebolirsi ulteriormente è concreto. «Specialmente se si verifica uno shock inatteso» che peggiorasse lo scenario economico di base.

Ieri la Bce ha tagliato a sorpresa il principale tasso di rifinanziamento di 25 punti base, portandolo al nuovo minimo storico dello 0,25 per cento, contestualmente ha deciso di prorogare almeno fino a metà 2015 gli attuali sistemi di rifinanziamento agevolati a favore delle banche commerciali. Ma al tempo stesso non ha annunciato novità sull'ipotesi di effettuare nuove operazioni straordinarie di rifinanziamento a lunghissimo termine, come i prestiti a tre anni effettuati tra fine 2011 e inizio 2012. Inoltre ha lasciato a zero i tassi sui depositi custoditi per conto delle banche commerciali. Il tutto mentre l'inflazione dell'area euro ha appena accusato una frenata di portata inattesa, finendo ad appena lo 0,7 per cento su base annua ad ottobre laddove l'obiettivo ufficiale della Bce è di averla «inferiore ma prossima al 2 per cento», su una media di circa 18 mesi.

In questo quadro «cosa fa la Bce? - scrive Mortimer-Lee in una nota di analisi - Opta per la mossa di facciata di tagliare il rifinanziamento principale. Ma con un eccesso di liquidità nel sistema a determinare i tassi di mercato non è questo tasso, bensì il tasso sui depositi». Intanto i cambi dell'euro si sono rafforzati rispetto a maggio, i rendimenti dei titoli di Stato sono cresciuti, l'inflazione è caduta e la crescita della massa monetaria ha segnato una rallentamento. «Draghi ha permesso che i tassi reali aumentassero e che le condizioni monetarie si inasprissero rispetto a maggio», quando la Bce aveva operato un altro taglio dei tassi.

«Se le generali attese di inflazione del pubblico dovessero calare significativamente al di sotto del 'inferiore ma prossimo al 2 per cento', significherà che gli operatori economici riterranno non solo che la Bce non raggiungerà il suo obiettivo, ma che non è proprio in grado di assicurarlo». E allora «sarà troppo tardi per agire. Come cercare il giubbotto salvagente mentre si sta annegando. Se dovessero aumentare in modo rilevante i rischi di essere sommersi dai flutti della deflazione, forse potremo contare sul fatto che l'orchestra di Draghi continuerà a suonare sul ponte. Sfortunatamente, non possono nemmeno suonare in maniera intonata».