Pensioni, Sacconi: Le nostre riforme danno risultati, ora gradualità
Lo rivendica l'ex Ministro del lavoro: «Occorre riflettere bene, si rischiano effetti insostenibili». Damiano a Monti: «La fase1 non è conclusa, ci sono odg pensioni»
ROMA - «Come già molti hanno osservato, i dati Inps sui pensionamenti evidenziano la prevedibile conseguenza delle riforme prorotte in questi anni. Dall'aggancio dell'età di pensione all'aspettativa di vita, al graduale innalzamento dell'età delle donne, alla finestra mobile, nel corso della legislatura gli interventi realizzati avevano saputo conciliare sostenibilità finanziaria e sostenibilità sociale». Lo rivendica l'ex ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, sulla riduzione delle pensioni.
«Ora questo equilibrio si è spezzato ed accanto ad alcune ulteriori giuste accelerazioni - ha sottolineato Sacconi- delle transizioni si sono prodotti effetti insostenibili per molte persone già oggi adulte, probabilmente condannate ad attendere la pensione senza reddito da lavoro e senza sussidio. Ferme restando le esigenze di finanza pubblica, sarà opportuno riflettere su ipotesi di maggiore gradualità con particolare riguardo alle donne».
Damiano a Monti: La fase1 non è conclusa, ci sono odg pensioni - «Mentre il governo si appresta a varare la fase due al Consiglio dei ministri di mercoledì, dobbiamo dire con chiarezza che la fase uno per noi non è conclusa. Mi riferisco al tema delle pensioni, a proposito del quale vanno onorati gli impegni presi dall'esecutivo». Lo ha sottolineato l'ex ministro Cesare Damiano, capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera.
«Gli ordini del giorno accolti dal Parlamento con l'approvazione del governo - ha ricordato Damiano - chiedono la cancellazione delle penalizzazioni dell'assegno pensionistico per chi utilizza i 42 anni di contributi e l'estensione a tutti coloro che si sono licenziati, prevedendo di andare in pensione nel 2012 e nel 2013, del diritto ad utilizzare le vecchie regole previdenziali».
«Inoltre, dopo aver letto i dati dell'Inps che indicano una drastica riduzione del numero di lavoratori che accedono alla pensione nel 2011, riteniamo - ha affermato l'ex ministro Pd- che debba essere affrontato il tema della gradualità per coloro che sono nati negli anni '50 e che corrono il rischio di compiere un balzo fino a sei anni, il doppio del tempo previsto dal famigerato scalone Maroni. Non ci siamo mai chiusi a nuovi interventi sul sistema ma occorre riconoscere che avevamo ragione nel ritenere gli interventi adottati troppo drastici e indifferenti alle condizioni di disagio sociale che determinano per molti cittadini».
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