Istat: Codacons, in 11 anni perdita del potere d'aquisto del 40,5%
«Il Governo non può discutere di sviluppo se non difende prima le famiglie abbasssando l'IVA»
ROMA - Secondo i dati resi noti oggi dall'Istat, non solo il potere di acquisto delle famiglie è diminuito, come già dimostravano i dati di ieri, ma la propensione al risparmio delle famiglie, con un 11,3%, è ai livelli più bassi dal 2000 ad oggi.
Per il Codacons è di tutta evidenza che se gli italiani non hanno più nemmeno i soldi per i consumi alimentari, non possono certo permettersi di risparmiare. Insomma i dati di oggi sono l'ennesimo segno della crisi profonda che stanno attraversando le famiglie italiane che dal 2000 ad oggi hanno avuto una perdita record del potere di acquisto, pari, secondo le stime Codacons, al 40,5% a famiglia. Inutile dire che i cali record partono dal 2002, con l'arrivo dell'euro ed i mancati controlli dei prezzi che, per i 100 beni ed i servizi di maggior consumo, hanno avuto incrementi medi del 53,7% dalla fine del 2001 (ossia dai prezzi ai tempi della lira) ad oggi.
Ecco perché è inutile che il Governo discuta di sviluppo se al primo posto dell'agenda non vi è la difesa della capacità di spesa delle famiglie.
Il Governo, insomma, deve invertire la rotta, o sbloccando gli adeguamenti di stipendi e pensioni o decidendosi, finalmente, a controllare l'inflazione, cosa possibile con le liberalizzazioni (vendite sottocosto libere, orari ed aperture libere dei negozi in tutti i comuni, vendite dirette agricoltori consumatori) e con politiche opposte rispetto a quelle finora fatte da Tremonti. Infatti per controllare i prezzi è indispensabile riabbassare le accise sulla benzina (l'aumento di luglio grava sulle tasche degli italiani per 60 euro ad autovettura) e, soprattutto, ritornare all'Iva precedente, dato che il rialzo dell'1% determinerà una crescita dell'inflazione, a regime, pari allo 0,64%. Come dire, una ulteriore perdita del potere d'acquisto della famiglie già ridotte sul lastrico.
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