Zuckerberg guida la top 50 per «Vanity Fair»
I «tecno-visionari» spazzano via i dinosauri dell'Informazione. C'è anche un posto per il made in Italy e la Tod's di Diego della Valle fra i talenti celebrati dall'edizione USA
NEW YORK - Il fondatore di Facebook Mark Zuckerberg si conferma, per il secondo anno di fila, il numero uno nella 'New Establishment List', la classifica con cui la rivista Vanity Fair nella sua edizione statunitense incorona ogni anno i 50 esponenti della nuova elite mondiale. Per il 2011 il mensile prende atto di «una nuova ventata di pirati visionari, prodigi dell'ingegneria e imprenditori» con cui «l'Era dell'Informazione lascia spazio alla fiorente Età della Tecnologia» per usare le parole del direttore Graydon Carter.
I creatori di Google Sergey Brin e Larry Page si piazzano al secondo posto, salendo così di un gradino rispetto al 2010. Seguono Jeff Bezos di Amazon (al numero 3), Tim Cook e Jonathan Ive della Apple (quarto posto) e Jack Dorsey, la cui mente geniale ha partorito sia Twitter che Square (quinto). Fra le apparizioni extra-Rete, si fanno notare artisti come Lady Gaga (al nono posto), il rapper Jay-Z (che fra l'altro è un imprenditore di successo con la sua Roc Nation) al 21esimo, il regista Tim Burton e l'attore Johnny Depp (insieme al 14esimo) o il poliedrico Justin Timberlake (al 50esimo). C'è anche la scrittrice di Harry Potter, J. K. Rowling (16esima).
Da notare che cinque membri della nuova elite hanno una vera e propria ossessione - di certo favorita dall'ingente patrimonio - per il turismo spaziale: oltre a Brin e Bezos, si sono appassionati all'esplorazione celeste Elon Musk di Tesla Motors (31esimo), Peter Thiel del fondo di investimenti Clarium Capital Management (36esimo) e Dennis Crowley del social network Foursquare (45esimo). Emerge infine che sempre più membri del «new establishment» provengono dall'università di Stanford: quest'anno gli ex studenti del prestigioso ateneo californiano sono addirittura otto, cosa che per Vanity si può tranquillamente descrivere come «una vera e propria mafia».
L'italiano Della Valle fra i «potenti» di Vanity Fair - C'è anche un posto per il made in Italy e la Tod's di Diego della Valle fra i talenti celebrati dall'edizione Usa di Vanity Fair, che come ogni anno nel numero di ottobre si prodiga in una serie di classifiche: da quella più stuzzicante sulla nuova elite dominata da Zuckerberg di Facebook alla più tradizionale 'Hall of Fame' in cui si è piazzato al primo posto Edgar Bronfman Jr., boss della major discografica Warner Music.
Quest'anno c'è una nuova top 25 dedicata ai Powers That Be, i «poteri attuali» che sarebbero, secondo la bibbia di costume e società diretta da Graydon Carter, «le persone che hanno plasmato il mondo in cui viviamo oggi e continuano a esercitarvi un'influenza enorme».
Il primo posto se l'è aggiudicato Steve Jobs della Apple, il secondo il re del lusso Bernard Arnault di LVMH, e a seguire ci sono il sindaco di New York e il tycoon Rupert Murdoch (nonostante il recente scandalo di News of the World).
L'imprenditore marchigiano Della Valle è riuscito comunque a guadagnare il 12esimo posto della classifica, preceduto dalla coppia artistico-filantropica Brad Pitt e Angelina Jolie (11esimi) e seguito dal magnate russo Roman Abramovich (13esimo).
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