19 aprile 2024
Aggiornato 00:00
Crisi del debito

Borse europee nervose finiscono in rosso, Dax -2,2%

L'Ftse 100 ha perso l'1%, il Cac 40 l'1,9%, il Dax il 2,19%, l'Ftse Mib il 2,5%. Nel pomeriggio un tentativo di recupero con Wall Street

MILANO - Le borse europee hanno chiuso in modo nervoso una seduta nervosa. Dopo aver provato un recupero nel pomeriggio, in sintonia con un tentativo di rialzare la testa da parte di Wall Street, hanno poi chiuso in rosso, anche se non profondo quanto i crolli della mattinata e, soprattutto, quanto la débacle di ieri. L'Ftse 100 ha perso l'1%, il Cac 40 l'1,9%, il Dax il 2,19%, l'Ftse Mib il 2,5%.

Di nuovo paura per una recessione mondiale, dopo che Jp Morgan (ieri è stata la volta di Morgan Stanley) ha rivisto al ribasso le stime per il Pil americano nel quarto trimestre, abbassandole dal 2,5% all'1%. Molta apprensione per l'Europa, in particolare per le sue banche, per la crisi del debito e per la capacità politica di gestirla, anche se oggi l'euro ha recuperato nei confronti del dollaro (nel pomeriggio era a 1,44). Il commissario europeo agli affari economici e monetari, Olli Rehn ha aperto agli eurobond «diretti al rafforzamento della disciplina fiscale e all'aumento della stabilità nell'Eurozona attraverso i mercati». Intanto, la Spagna ha adottato nuove misure per quasi 5 miliardi.

Per quanto riguarda gli istituti di credito, le svizzere Ubs (alla fine più 0,67%) e Crédit Suisse (alla fine -0,5%) hanno smentito oggi di essere ricorse alla liquidità della Federal Reserve, la banca centrale americana, attraverso il riacquisto di 200 milioni di dollari tramite la Banca centrale svizzera (Snb). Per le due banche e le altre altri big del vecchio continente è stata un'altra giornataccia: Barclays a Londra (-2%) e Societé Génerale a Parigi (-3,4%) stanno viaggiando sui mercati alla metà dei valori degli ultimi dieci anni.

Titolo in controtendenza a Londra, Autonomy: la più grande società di software inglese ha messo a segno un rialzo del 71,59%, comunque inferiore al premio del 79% pagato da Hewlett-Packard per rilevarla per circa 11 miliardi di dollari. La multinazionale americana, oggi il peggior titolo di Wall Street, ha nello stesso tempo annunciato che si ritira dalla produzione di computer.