4 maggio 2024
Aggiornato 22:30
La strategia del sindacato in Tribunale contro il Lingotto

Fiom: Le «newco» servono a rompere con il contratto nazionale

Il responsabile delle relazioni industriali della Fiat, Rebaudengo: «Potevamo fare vetture altrove»

TORINO - Punta a dimostrare la continuitą tra Fiat Group Automobiles e Fabbrica Italia Pomigliano la strategia della Fiom in tribunale contro il Lingotto. Il pool di legali messo in campo dai metalmeccanici della Cgil vuole infatti far emergere che con le newco, Fiat va contro la normativa sul trasferimento d'azienda. Fabbrica Italia Pomigliano secondo la Fiom in tribunale fu fatta per chiudere con il passato, dal punto di vista delle relazioni industriali.
«Fip fu un'invenzione dell'ultimo momento» ha sostenuto il legale della Fiom Piergiovanni Alleva al processo torinese contro la costituzione della newco di Pomigliano che contravverrebbe secondo Fiom alle leggi in materia di cessione di azienda.

«FARE FUORI LA FIOM» - Secondo Alleva, la societą fu costituita nel luglio del 2010 «quando si accorsero (in Fiat, ndr) che non bastava uscire da Confindustria per tagliare il cordone ombelicale con il contratto dei metalmeccanici del 2008». «E' indiscutibile e dato per scontato da tutti gli osservatori , che il ricorso alla newco, una per sito produttivo - ha sostenuto Alleva - ha per Fiat una sola motivazione: rompere con la contrattazione collettiva nazionale metalmeccanica e fare fuori la Fiom».
E a questo proposito gli avvocati della Fiom hanno cercato di far emergere che gli ordini relativi ai macchinari per la nuova Panda risalgono a prima che Fip vedesse la luce nel luglio 2010.

LA REPLICA DELLA FIAT - «La nostra volontą era quella di creare una fabbrica completamente nuova» ha replicato il responsabile delle relazioni industriali della Fiat, Paolo Rebaudengo, in udienza, intervenendo sull'ipotesi dei legali della Fiom, secondo cui gli ordini per i macchinari relativi alle linee della nuova Panda risalirebbero alla vecchia gestione Fiat.
«Non potevano partire da un prato verde, come fu a Melfi» ha replicato Paolo Rebaudengo, sottolineando l'impegno di 300 milioni di euro per rinnovare l'impianto. E ha ribadito: «Queste vetture potevano essere prodotte in un altro stabilimento e in un altro paese». E annuncia di essere in grado di portare carte e foto che riguardano lo smontaggio delle vecchie linee.