Nucleare, rischi maggiori negli USA
Il rapporto raccomanda alle autorità di trasferire il combustibile esaurito dalle vasche di raccolta in contenitori di acciaio sigillato
NEW YORK - I rischi di una fuga radioattiva dalle vasche di combustibile esaurito, come quella verificatasi nella centrale nucleare giapponese di Fukushima, sono molto più elevati negli impianti statunitensi: è quanto pubblica il quotidiano The New York Times, citando uno studio del Policy Studies.
Il rapporto raccomanda alle autorità di trasferire il combustibile esaurito dalle vasche di raccolta in contenitori di acciaio sigillato, limitando così i rischi di incidenti dovuti a catastrofi naturali, attentati terroristici e altre eventualità.
Ad aumentare i rischi è il fatto che le vasche degli impianti statunitensi sono di norma più grandi e maggiormente riempiti rispetto a quelli nipponici: la centrale di Vermont Yankee possiede un singolo reattore ma la quantità di combustibile è quattro volte superiore a quella immagazzinata a Fukushima.
Inoltre, l'Amministrazione Obama ha cancellato il progetto della costruzione di un unico sito di stoccaggio nel Nevada, facendo sì che il combustibile rimanga nelle centrali ancora per molti anni: negli anni Settanta è stato infatti vietato il riprocessamento dell'uranio per timore che il plutonio così ottenuto potesse essere contrabbandato per uso bellico.
Secondo il rapporto il trasferimento nei contenitori di acciaio di tutto il combustibile vecchio di oltre cinque anni costerebbe dai 3,5 miliardi ai sette miliardi di dollari e le operazioni durerebbero circa dieci anni: ma, conclude il documento, il prezzo del fare troppo poco sarebbe «incalcolabile».
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