«Mercato chiuso a riccio, la politica protegge i big»
Abete: «Più del passaporto deve contare qualità dell'investitore»
ROMA - L'Assonime critica il sistema «chiuso a riccio» che avvolge le grandi società della Borsa italiana, quasi impermeabili agli investitori perchè spesso la politica scende in campo per difenderne gli assetti di controllo. «La nostra Borsa - ha affermato il presidente di Assonime, Luigi Abete - è di fatto composta da due livelli relativamente distinti. La parte 'alta' del listino vede ormai pochissime grandi imprese manifatturiere, le grandi banche e assicurazioni, le imprese privatizzate, perlopiù utilities».
«Il problema di questo comparto - ha spiegato il numero dell'associazione delle Spa in un'audizione in commissione Finanze alla Camera - è che esso continua a restare chiuso all'apporto di capitale da parte del mercato, essenzialmente per l'esigenza di mantenere gli assetti di controllo. Quando investitori forti si presentano per investire, dall'estero ma anche dall'interno - ha sottolineato - il sistema tende a chiudersi a riccio; invece di promuovere il mercato, troppo spesso la politica interviene a sostegno dei gruppi esistenti di controllo».
«L'effetto finale - ha aggiunto Abete - è di mantenere bassa la capitalizzazione e di frenare gli investimenti, spesso proprio in settori dove sarebbero massimi i guadagni di efficienza. Anche se sistemi analoghi tendono talora a prevalere anche negli altri paesi continentali (ma non nei paesi nordici nè in quelli di tradizione anglosassone) - ha concluso - il costo per noi è più elevato, data la carenza di capitale e di investitori forti all'interno. Dovremmo convincerci che, più del passaporto, conta la qualità dell'investitore».
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