30 luglio 2025
Aggiornato 14:00
La rivolta

Libia, il colosso pubblico cinese Cnpc sospende la produzione di petrolio

«Tempestivamente e in modo ordinato». L'azienda aveva riferito la settimana scorsa di attacchi contro alcune infrastrutture in Libia

PECHINO - Il colosso petrolifero pubblico cinese Cnpc ha annunciato di aver sospeso la sua produzione in Libia e aver sgomberato tutti i suoi dipendenti, mentre il Paese è in preda a una cruenta rivolta contro il regime di Muammar Gheddafi, al potere da 42 anni.
Cnpc ha fermato la sua produzione e ha bloccato le attrezzature in questo Paese produttore di petrolio «tempestivamente e in modo ordinato», ha indicato il gruppo pubblico in un comunicato.

L'azienda aveva riferito la settimana scorsa di attacchi contro alcune infrastrutture in Libia, durante i disordini, senza precisare i siti danneggiati. Gli ultimi dei suoi circa 400 dipendenti sul territorio libico sono arrivati ieri all'aeroporto di Tunisi e saranno rimpatriati verso la Cina entro domani pomeriggio, secondo il comunicato.

Cnpc, controllante di PetroChina, è presente dal 2002 in Libia, dove lavora e detiene asset nel business del gas e del petrolio. Fornisce anche servizi in questo settore. Pechino ha annunciato di aver già sgomberato quasi 29mila dei suoi cittadini che lavorano in Libia, ossia la grande maggioranza di loro, grazie a un'importante operazione navale, terrestre e aerea. Secondo il ministero degli Esteri cinese, circa 2.500 cinesi sono stati rimpatriati in Cina, mentre 23mila sono stati sgomberati dalla Libia verso la Grecia, la Tunisia, il Sudan, Malta e gli Emirati Arabi Uniti, in attesa di essere imbarcati su voli di ritorno.