2 maggio 2024
Aggiornato 11:00
Welfare

Pensioni povere per molti, giovani i più a rischio

Studio sulla previdenza di Banca d'Italia: «In futuro necessarie misure assistenziali. C'è scarsa consapevolezza, ricchezza limitata e basso risparmio»

ROMA - Molti lavoratori rischiano di avere pensioni molto basse e i giovani sono tra i più esposti al «rischio previdenziale». Lo sostiene uno studio diffuso dalla Banca d'Italia sulle scelte previdenziali, realizzato in base all'indagine sui bilanci familiari nel 2008. «La ricchezza pensionistica - afferma il paper di Palazzo Koch - risulta inadeguata per settori significativi della popolazione italiana. Circa il 15% dei lavoratori occupati presenta tassi di sostituzione della pensione pubblica inferiori al 60%» e bassi tassi di risparmio. Questi lavoratori «appartengono generalmente alle classi di ricchezza e di reddito più basse», e il rischio previdenziale è maggiore per i giovani, i lavoratori del Mezzogiorno, i dipendenti del settore privato e i lavoratori nelle fasce di reddito inferiori.
«Tra i lavoratori - sottolineano i due ricercatori di Bankitalia, Giuseppe Cappelletti e Giovanni Guazzarotti - c'è una scarsa conoscenza delle regole della previdenza complementare e una bassa consapevolezza della propria situazione pensionistica». È necessario quindi «potenziare l'opera d'informazione per promuovere il risparmio previdenziale», ma questi interventi «potrebbero essere inefficaci per i molti lavoratori che appartengono alle classi di reddito più basse e che non hanno la possibilità di aumentare il proprio risparmio». In questo caso, «interventi volti a promuovere il risparmio privato non sono sufficienti ed è necessario prevedere fin d'ora misure di natura assistenziale».

Il rischio previdenziale, spiega lo studio di Bankitalia, «è maggiore per quei lavoratori che oltre ad aspettarsi un calo delle prestazioni del primo pilastro hanno una ricchezza o un risparmio non adeguati. Il rischio appare maggiormente diffuso tra i giovani, i lavoratori del Sud e delle isole, i dipendenti del settore privato, i lavoratori nelle fasce di reddito inferiori».
Molti dei lavoratori «che avrebbero necessità di risparmiare maggiormente per integrare le risorse del primo pilastro presentano in realtà bassi tassi di risparmio e una ricchezza limitata. Tra questi è ampia la quota di chi non ha la possibilità di aumentare il proprio risparmio perchè percepisce un reddito insufficiente». In questi casi, politiche per incentivare il risparmio previdenziale «sono chiaramente inefficaci ed è necessario prevedere interventi di natura assistenziale».

C'è poi «un basso livello dell'informazione e una scarsa consapevolezza della propria situazione previdenziale». Tra quelli che aderiscono alla previdenza complementare «è elevata la quota di chi non sa o non ricorda la linea di investimento prescelta, il livello della contribuzione, l'ammontare del capitale accumulato nel fondo pensione». Il grado di partecipazione alla previdenza integrativa «è particolarmente ridotto proprio per le categorie di lavoratori che avranno maggiormente bisogno di integrare le risorse derivanti dal primo pilastro, in primo luogo i giovani».
Un adeguato livello d'informazione, conclude il paper di Via Nazionale, è quindi «un elemento importante per migliorare la qualità delle scelte in materia di previdenza complementare e va considerato un obiettivo prioritario nel disegno di un buon sistema pensionistico». In particolare, «appare necessario promuovere interventi volti ad accrescere non solo le competenze finanziarie di base dei lavoratori, ma anche le conoscenze in tema di risparmio previdenziale».