24 aprile 2024
Aggiornato 15:00
Formazione

JOB&Orienta: prima conferenza nazionale ITS

Una delle novità dell’istruzione italiana per ridare slancio al Paese

VERONA – Riuniti tutti insieme per la prima volta i network fondatori degli ITS (Istituti Tecnici Superiori) in una conferenza nazionale a JOB&Orienta, la mostra convegno sull’orientamento, la scuola, la formazione e il lavoro (Fiera di Verona, fino a sabato 27 novembre 2010). Presenti istituti tecnici professionali, enti locali come province e comuni, imprese, università e centri di ricerca, strutture di alta formazione accreditate assieme ad altri soggetti pubblici e privati, come le camere di commercio. Tutti i soggetti che hanno dato vita alle fondazioni di partecipazione, la base costituente degli istituti tecnici superiori, una delle novità dell’istruzione italiana: «scuole speciali di tecnologia», di durata biennale, rivolte a giovani e adulti diplomati per assicurare la continuità dell’offerta formativa in ambito tecnico-scientifico a livello post secondario.

In tutta Italia, ad oggi, sono 50 gli Istituti Tecnici Superiori, presenti in 15 regioni, e hanno come riferimento l’istituto tecnico o professionale che ne promuove la costituzione in una fondazione di partecipazione (finanziate da diversi soggetti pubblici e privati), mantenendo comunque una soggettività giuridica autonoma e distinta. «La strada scelta, quella delle fondazioni, testimonia che non tutta l’attività di formazione e d’istruzione deve stare dentro un apparato statale e burocratico perché dentro tutta la società ci sono potenzialità educative straordinarie» ha commentato Luigi Berlinguer, presidente del Gruppo di lavoro interministeriale per lo sviluppo della cultura scientifica e tecnologica.

Gli ITS sono il primo esempio di applicazione del principio di sussidiarietà nell’ambito della specializzazione tecnica superiore con contributi nazionali stanziati dal MIUR. E possono essere costituiti se previsti dai piani territoriali di intervento deliberati dalle Regioni e dalle Province autonome. Sono nati da un percorso bipartisan che ha attraversato quattro legislature a partire dal 1999, che ha istituito il sistema di Istruzione e Formazione Tecnica Superiore.

Sei le aree tecnologiche in cui è possibile conseguire un diploma di specializzazione tecnica superiore, tra le più gettonate le nuove tecnologie per il «made in Italy» (suddivise in: meccanica, casa, moda, agroalimentare e servizi alle imprese) e la mobilità sostenibile, ma anche efficienza energetica, tecnologie dell’informazione e della comunicazione, tecnologie innovative per i beni e le attività culturali–turismo e, infine, nuove tecnologie della vita. Gli ITS nascono quindi con l’obiettivo di formare dei «supertecnici» nelle aree strategiche per lo sviluppo economico dell’Italia e, di conseguenza, per migliorare l’occupabilità dei giovani e la competitività delle imprese. In Italia si cercano supertecnici anche in vari «sottosettori» meccanica e meccatronica, bioedilizia, trasporto ferroviario e marittimo, pesca, mobilità delle persone e delle merci, aerospazio, logistica. E ancora, navalmeccanico, innovazione aerospaziale, calzaturiero, alimentare, vitivinicolo, turistico, sistemi del verde, innovazione tecnologica alimentare, ecc….

La presenza maggiore di ITS è in Lazio e in Lombardia con 7 istituti, seguono il Veneto con 6 e la Sicilia con 5. Per un totale di 50 ITS, i soggetti coinvolti nelle fondazioni di partecipazioni sono ben 571: 114 scuole, 65 enti territoriali (in maggioranza Province), 210 imprese, 71 università-centri di ricerca e 90 strutture formative. In media per ogni ITS sono 11 i soggetti coinvolti (di cui 4 imprese).

Giovanni Biondi, capodipartimento per la programmazione e la gestione delle risorse umane, finanziarie e strumentali del Ministero dell'Istruzione, dell'università e della ricerca sottolinea che gli ITS rientrano nell’impegno del sistema scolastico a uscire da un modello «narrativo», come i licei, verso un modello sperimentale e prosegue: «Cerchiamo una trasformazione complessiva del sistema che deve riguardare innanzitutto la filiera della formazione tecnica professionale, dove il problema delle competenze è centrale. Gli ITS sono una scommessa, una rotta nuova da tracciare e devono essere un nuovo ambiente di apprendimento che sviluppa le competenze, grazie al quale i ragazzi devono poter entrare direttamente nelle aziende attrezzati».