3 maggio 2024
Aggiornato 01:30
Il vertice

G20, tregua nella guerra delle valute

Le maggiori economie d'accordo nel'evitare svalutazioni competitive. Sì anche a riforma Fmi: più peso emergenti, Italia resta nel board

GYEONGJU - Accordo tra economie avanzate e giganti emergenti volto a scongiurare «svalutazioni competitive» delle monete, laddove si punta a perseguire politiche volte a ridurre gli squilibri globali che minacciano la ripresa. Questi gli impegni messi nero su bianco sul comunicato diffuso al termine del G20 tra ministri delle Finanze e banchieri centrali a Gyeongju, in Corea del Sud, un incontro preparatorio al vertice dei leader globali che si terrà l'11 e 12 novembre a Seul. Nell'incontro è stato anche raggiunto un accordo sulla riforma del Fondo Monetario Internazionale che contempla un maggior peso dei Paesi emergenti nel board dell'istituzione.

NO ALLE SVALUTAZIONI - Le 20 maggiori economie della Terra, oltre ai paesi avanzati del G7 anche i nuovi pesi massimi emergenti, come Cina, India, Brasile e Russia si impegnano a «muovere verso un sistema di tassi di cambio valutari maggiormente determinati dal mercato», recita il comunicato diffuso al termine del vertice. Inoltre si concorda nell'astenersi dall'effettuare «svalutazioni competitive delle valute».
Una formula che sembra voler scongiurare direttamente quei rischi di una guerra globale sui cambi che circolavano da settimane. In pratica, si temeva che di fronte a un rallentamento della ripresa globale diversi paesi potessero cercare di sostenere le esportazioni facendo leva sui cambi, ossia tenendo basse le loro rispettive monete. La questione era però molto controversa, in quanto oggetto di accesi scambi tra Stati Uniti ed Europa, da una parte, e i paesi emergenti, Cina in testa dall'altra.

RIFORMA FMI - Al vertice è stato raggiunto anche un accordo per la riforma del Fondo Monetario Internazionale. «Si tratta della riforma più importante mai adottata dal Fondo monetario internazionale, è un accordo storico» ha annunciato il direttore dell'istituzione di Washington, Dominique Strauss-Kahn. La riforma, di cui il presidente sudcoreano, Lee Myung-Bak, aveva sottolineato la necessità, «non è ancora che una proposta che deve essere sottoposta al consiglio di amministrazione del Fondo» che si riunirà all'inizio di novembre, ha reso noto il suo direttore generale. La riforma «legittimerà totalmente il consiglio di amministrazione», dove siederanno «i dieci più importanti azionisti: gli Stati Uniti e il Giappone, quattro Stati europei (Francia, Germania, Gran Bretagna e Italia) e i Paesi Bric» ovvero Brasile, Russia, India e Cina, ha aggiunto Strauss-Kahn.
La riforma aumenterà il capitale dell'istituzione e i seggi dei Paesi emergenti nel suo consiglio di amministrazione.

RIPRESA FRAGILE - La ripresa economica globale prosegue, ma con una dinamica che resta «fragile e diseguale», avvertono i massimi responsabili economici dei paesi del G20. E nel comunicato finale diffuso al termine del vertice a Gyeongju, in Corea del Sud le maggiori economie globali riaffermano la loro volontà di «cooperazione», perché muoversi in maniera sparpagliata sulle decisioni rilevanti per l'economia rischierebbe di portare a «conseguenze peggiori per tutti», riconoscono i ministri finanziari e i banchieri centrali. Il G20 è un organismo che raggruppa grandi economie avanzate e giganti emergenti, ed è salito alla ribalta a seguito della crisi economica mondiale, proprio vista la necessità di perseguire un maggior coordinamento tra paesi.
La crescita economica «è stata forte in molte economie emergenti, ma la dinamica di ripresa resta modesta in molti paesi avanzati», recita il comunicato. I rischi di frenata variano tra paese e paese, ma «tenuto conto dell'interdipendenza delle nostre economie, risposte scoordinate porteranno a conseguenze peggiori per tutti». Vengono poi elencati una serie di impegni concordati al G20, e il primo riguarda «riforme strutturali volte a sostenere la domanda globale, aumentare la creazione di posti di lavoro e rafforzare il potenziale di crescita economica».