26 aprile 2024
Aggiornato 05:30
Sacconi convoca l'azienda e i sindacati

Berlusconi: Fiat libera di produrre dove vuole

Cota a Marchionne: i patti si rispettano. Chiederò di incontrarlo appena torna dagli Stati Uniti. I piemontesi non battono la fiacca»

MILANO - Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, premette che Fiat, come gli altri gruppi industriali, sono liberi di collocare la propria produzione dove vogliono, ma si augura che le scelte non penalizzino l'Italia. «In un'economia libera e in un libero Stato - ha detto il premier durante la conferenza stampa con il presidente della Federazione russa, Dmitri Medvedev - un gruppo industriale è libero di collocare la produzione dove ritiene sia più conveniente. Spero che non accada a scapito dei dipendenti italiani».

Cota: «I patti si rispettano» - Parlerà con Sergio Marchionne, Ad del Lingotto, e convocherà subito un tavolo per quanto riguarda il Piemonte. Saranno queste le prime mosse del presidente della Regione Roberto Cota, per fronteggiare l'ipotesi di Fiat di trasferire in Serbia la produzione della monovolume L0, prevista in un primo momento per Mirafiori.
In un'intervista pubblicata sulle pagine torinesi del quotidiano La Repubblica Cota dice: «per dare un giudizio completo, prima vorrei parlare con Marchionne. Chiederò di incontrarlo appena torna dagli Stati Uniti». E prima di tutto gli dirà: «i patti si rispettano», visto che aveva assicurato che in Piemonte l'occupazione sarebbe cresciuta.
L'incontro con Fiat, precisa Cota, sarà «per capire quali sono i problemi e cercare di fare la mia parte per risolverli». E sulla proposta di Sacconi di avviare un tavolo nazionale: «va bene anche a me» e anzi rilancia: «vediamo se possiamo farlo insieme governo e regione». «Ci fosse già il federalismo - osserva Cota - avremmo la possibilità di utilizzare la leva fiscale per dare incentivi a chi viene, assume e fa piani industriali finalizzati al mantenimento e all'incremento dei posti di lavoro».

Su Pomigliano non ha dubbi: l'accordo andava fatto, «perché è meglio che le auto si facciano qui piuttosto che in Polonia e perché è meglio avere un diritto in meno, piuttosto che non avere nessun diritto come accade se si perde il lavoro».
Ma per Cota in Piemonte non c'è alcun bisogno di accordi speciali: «i piemontesi non battono la fiacca». Il Piemonte sottolinea Cota produce auto mantenendo «un elevato standard di qualità e un alto livello di produttività».
Su Fiom preferisce non sbilanciarsi: «Non faccio l'imprenditore - afferma Cota - Ho un atteggiamento rispettoso per chi fa le battaglie per il lavoro».

Sacconi convoca azienda e sindacati - Il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, d'intesa con il presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota, ha convocato mercoledì 28 Fiat Auto e le organizzazioni sindacali di categoria e confederali per «l'esame del Piano «Fabbrica Italia» e delle sue ricadute produttive e occupazionali sui siti produttivi italiani». Lo comunica il ministero. Il confronto si svolgerà alle ore 10 presso la Regione Piemonte a Torino.

Bersani: «Scelte inaccettabili» - «Il governo deve convocare un tavolo» con la Fiat, «non chiederlo e chiedere conto all'azienda di scelte inaccettabili» come quella di trasferire parte della produzione di auto da Torino in Serbia. Lo ha detto il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, a Skytg24.
«Il governo non può permettere ci sia qualcuno che gira per il mondo a dire che le auto non si fanno più in Italia - ha aggiunto Bersani -, la Fiat deve dire perchè vuole produrre in Serbia, allora tutte le fabbriche tedesche e francesi dovrebbero trasferirsi in Serbia? Non siamo più in grado a Torino di fare auto? Ricordo che Fiat significa Fabbrica italiana automobili Torino».
Il leader del Pd rimprovera poi all'esecutivo di non essere intervenuto prima e di non fare nulla neanche adesso: «Non avere tenuto la barra del tavolo sulla Fiat credo sia gravissimo, e ci sono ancora situazioni da risolvere come Termini Imerese e l'indotto della componentistica e della meccanica».

Chiamparino sente Marchionne: «Apertura su Mirafiori» - La percezione del sindaco di Torino Sergio Chiamparino, al termine di un primo contatto telefonico con l'amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne, è quella di «un'ampia disponibilità» a discutere. Lo ha riferito il primo cittadino torinese in consiglio comunale, dedicato in gran parte al caso Fiat e all'intenzione dell'azienda di trasferire la produzione del monovolume L0 in Serbia.
«Dico questo senza indulgere a facili ottimismi», aggiunge Chiamparino, secondo cui l'Ad del Lingotto non intenderebbe pregiudicare quella T che nell'acronimo Fiat sta per Torino. A quanto si apprende il sindaco di Torino ha avuto inoltre un colloquio telefonico con il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi. Chiamparino ha espresso apprezzamento sull'intenzione del ministro di aprire un tavolo e far dialogare le parti, anche se auspica che emerga da parte del governo una sua politica industriale.

Governo Serbo - In campo a difendere la scelta del Lingotto ovviamente il governo serbo: «Siamo fortemente impegnati nella collaborazione con la Fiat per un contratto di joint-venture che sta dando grandi risultati sia alla Serbia che alla casa automobilistica italiana», afferma il ministero dell'Economia serbo.

Lo sciopero FIOM - Intanto continuano le agitazioni delle tute blu, che oggi in tutta Italia hanno incrociato le braccia per due ore, per uno sciopero indetto dalla Fiom. Cortei soprattutto a Torino, a Mirafiori come all'Iveco. Alta l'adesione in tutto il gruppo per la Fiom, mentre la Fiat fa sapere che ha scioperato solo il 18,5% dei dipendenti