G8: «La ripresa è ancora fragile». Niente accordo sulle banche
I grandi a Huntsville, Canada: la crisi «peggiore da generazioni» mette a rischio gli obiettivi di sviluppo dell'Onu per il Millennio.
HUNTSVILLE - La crisi economica mondiale ha «compromesso» alcuni obiettivi del Millennio. E' quanto si legge nella bozza consolidata del comunicato finale del G20.
Per quanto riguarda lo sviluppo, si legge nel comunicato, «dieci anni di impegni politici e di sforzi congiunti con i nostri partner hanno condotto a una serie di progressi significativi verso degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio anche se i paesi industrializzati e quelli in via di sviluppo sono chiamati a fare di più; nel frattempo, la crisi ha messo in pericolo il conseguimento di alcuni degli obiettivi fissati per il 2015. È quindi necessario rinnovare gli impegni reciproci».
OBIETTIVI DEL MILLENNIO - Nel 2000 sono stati fissati dalle Nazioni Unite otto obiettivi del Millennio, che impegnano gli Stati membri ad adottare politiche volte a contrastare la povertà estrema, a rendere universale l'istruzione elementare, a promuovere l'uguaglianza di genere, a ridurre la mortalità infantile, a migliorare la salute materna, ad arrestare la diffusione di Hiv/Aids, malarie e altre malattie e ad assicurare la sostenibilità ambientale entro il 2015.
MATERNITÀ - Dopo aver annunciato fondi addizionali di cinque miliardi di dollari nei prossimi cinque anni in favore della salute delle donne e dei bambini nei Paesi in via di sviluppo (Obiettivo 4 e 5 del Millennio), gli Otto grandi hanno quindi «esortato tutti i partner di sviluppo affinché, in occasione della Riunione plenaria di Alto livello dell'ONU sugli Obiettivi di sviluppo del Millennio che si terrà nel settembre 2010, rafforzino la volontà collettiva di accelerare i progressi verso tali obiettivi e chiedano un risultato ispirato all'azione».
«Sarebbe dunque auspicabile - sottolineano gli Otto leader - mobilitare con efficienza tutte le risorse finanziarie, sia pubbliche che private, nonché creare le condizioni che favoriscano lo sviluppo e gli investimenti del settore privato e finanziario e i flussi di risorse».
LA TASSA SULLE BANCHE - Nessun accordo sull’idea di imporre una nuova tassa a carico delle banche, per farle contribuire ai costi derivanti dai rischi che creano sull’economia globale. Lo riferiscono fonti della delegazione del Canada, Paese che ha la presidenza di turno del G8. Ad ogni modo, viene precisato, ogni Paese è libero, ove lo ritenga, di imporre autonomamente eventuali nuove tasse sul suo sistema creditizio. Applicare una tassa sulle banche è «opzione» che i paesi del G20 possono perseguire, ma ce ne sono alcuni che non sembrano intenzionati a farlo. Il G8 rilancia inoltre l'appello a resistere alle pressioni protezionistiche, ribadendo gli impegni a mantenere aperti gli scambi commerciali internazionali: proprio per sostenere la ripresa.
IRAN E COREA DEL NORD - Non riuscendo a superare le divergenze sulle strategie economiche, e rinviando tutto alla riunione allargata del G20, i leader del G8 hanno preferito focalizzare l’attenzione sulla politica estera. Nella bozza delle conclusioni finali il G8 esprime «preoccupazione» per il programma nucleare iraniano e «deplora» gli attacchi navali della Nord Corea. «Se, da un lato, riconosciamo il diritto dell’Iran a sviluppare un programma nucleare civile - si legge sulla bozza - dall’altro ribadiamo che tale diritto va di pari passo con una serie di obblighi internazionali a cui tutti gli Stati, incluso l’Iran, devono adeguarsi. Siamo profondamente preoccupati per la continua mancanza di trasparenza dell’Iran riguardo alle sue attività nucleari e alle sue manifeste intenzioni di continuare ed espandere l’arricchimento di uranio fino a quasi il 20%». I capi di Stato e di governo del G8 esortano inoltre il governo dell’Iran «a rispettare le regole del diritto e la libertà di espressione, come sottolineato nei trattati internazionali a cui l’Iran aderisce». E sulla Corea del Nord: «Deploriamo l'aggressione del 26 marzo che ha provocato l'affondamento della corvetta Cheonan, con la conseguente tragica perdita di 46 vite umane. Questo incidente rappresenta una sfida per la pace e la sicurezza e la regione e non solo. Esprimiamo la nostra profonda simpatia e il nostro cordoglio alle vittime, alle loro famiglie, al popolo e al Governo della Repubblica di Corea e facciamo appello a misure appropriate contro i responsabili dell'aggressione in linea con la Carta delle Nazioni Unite e con quanto previsto dal diritto internazionale».