2 maggio 2024
Aggiornato 00:00
Vertenza Pomigliano

Bersani dice sì, ma «troppe voci nel Pd»

Il segretario scontento per la divisione nel sindacato: «Nell'accordo raggiunto ci sono evidenti elementi di problematicità»

ROMA - Alla fine, usando un gergo calcistico, prevale la necessità di 'portare a casa il risultato', ovvero salvaguardare lo stabilimento di Pomigliano. Pier Luigi Bersani attende tutto il pomeriggio prima di parlare dell'intesa tra Fiat e sindacati, bocciata dalla Fiom, e alla fine fa opera di realpolitik, ma senza nascondere la propria delusione per un accordo chiuso secondo lui in malo modo, puntando ancora una volta sulla divisione dei sindacati e, per di più, senza risolvere «elementi di problematicità» a suo giudizio evidenti nell'intesa raggiunta. E il segretario non ha apprezzato nemmeno la 'polifonia' del Pd sulla materia, ancora una volta diviso tra il partito pro-Cisl e l'ala più sensibile alle ragioni della Cgil, tanto che quando gli si chiede delle tante 'voci' del Pd sulla materia, la prima risposta che gli viene di getto è che «questa è la voce del Pd». Cioé la posizione del segretario è quella ufficiale.

Bersani però stempera subito la battuta che gli è uscita a caldo e aggiunge: «Tutti abbiamo detto che l'obiettivo è la salvaguardia dell'investimento...». Senza dubbio, ai vertici del Pd tutti ritengono che un accordo andava chiuso, anche a costo di concessioni importanti sul fronte dell'organizzazione del lavoro. Quello però che Bersani avrebbe volentieri evitato è il senso politico che il Governo ha voluto dare all'operazione, cioé l'isolamento della Fiom e il conseguente imbarazzo della Cgil, oltre che l'effetto 'precedente' che già il ministro Maurizio Sacconi ha voluto sottolineare («Un accordo che farà scuola«). Per questo il giudizio del suo vice Enrico Letta nell'intervista al Corriere della Sera è stato giudicato un po' troppo sbrigativo, dal momento che non faceva cenno a quegli elementi «problematici» dell'intesa che il segretario ha voluto sottolineare stasera. Insomma, è vero che per il Pd la mancata intesa sarebbe stata un male maggiore, ma Bersani non vuole nemmeno schierarsi da una parte isolando la Cgil e aprendo la strada alla linea-Sacconi.

E i timori di Bersani, del resto, erano fondati: alle prese di posizione filo-Cisl di Letta, hanno fatto seguito quelle di Giuseppe Fioroni («Bisogna evitare che si continui a promettere 'il sol dell'avvenire' e nel frattempo si lascia la gente al buio e al freddo«) e di Sergio D'Antoni («Non cadere in facili estremismi«); sull'altro fronte si è schierato Sergio Cofferati («Si ledono i diritti della Costituzione e della Carta Ue«) e Rosy Bindi («Serve supplemento di responsabilità da parte di tutti«).