La crisi colpisce i giovani e precari
300mila occupati in meno. Maggiori ripercussioni nel 2009 per i precari che vivono in famiglia
ROMA - Sono i giovani la fascia in assoluto più colpita dalla crisi. E tra quelli che hanno perso il lavoro, a risentirne di più sono quelli che vivono ancora in famiglia e sono impegnati in lavori precari e con bassi profili professionali. E' quanto emerge dal Rapporto annuale 2009 dell'Istat.
«L'impatto della fase ciclica negativa - sottolinea l'Istat - ha avuto un forte impatto sulla popolazione giovanile determinando una significativa flessione degli occupati 18-29enni (300 mila in meno rispetto al 2008, il 79 per cento del calo complessivo dell'occupazione). Una parte significativa di questa caduta riguarda il lavoro atipico (-110 mila unità). Si è inoltre creato un allargamento dell'area dei giovani non impegnati né in un lavoro né in un percorso di studi (142mila). La diminuzione dell'occupazione giovanile - evidenzia il Rapporto - avviatasi nella seconda parte del 2008, ha prodotto nel 2009 una sequenza di forti e consecutivi arretramenti tendenziali: dalle 271mila unità del primo trimestre alle 348 e 317mila unità del secondo e terzo fino alle 263 mila degli ultimi tre mesi del 2009».
«Dopo il moderato calo tra il 2004 e il 2008 (dal 49,7 al 47,7%) - rileva l'Istat - il tasso di occupazione dei 18-29enni scende in un solo anno al 44 per cento: una caduta tre volte superiore a quella del tasso di occupazione totale. Nessun titolo di studio sembra in grado di proteggere i giovani dall'impatto della crisi.
La flessione dell'occupazione per chi ha un titolo non superiore alla licenza media è particolarmente critica (-11,4%), ma rimane rilevante anche per i diplomati (-6,9%) e per i laureati (-5,2%).
Le ripercussioni sociali della crisi occupazionale, dice l'Istat, «variano in base alla posizione in famiglia di chi ha perso il lavoro. I figli che vivono nella famiglia di origine, spesso impegnati in lavori temporanei e con bassi profili professionali all'inizio della loro carriera lavorativa, rappresentano il gruppo più colpito dal calo dell'occupazione (-332 mila unità)». Il tasso di occupazione dei figli 15-34enni, pari al 36,1%, cala di oltre tre punti percentuali rispetto al 2008; per i genitori, che hanno potuto contare sulla cassa integrazione in misura maggiore, la flessione è meno acuta, non arrivando al punto percentuale (dal 65,4 al 64,8%).
Infine, osserva l'Istat, «la minore entità dei guadagni dei figli rispetto a quelli dei genitori ha determinato una riduzione del reddito familiare relativamente più contenuta. D'altra parte, la perdita di occupazione dei figli è stata più frequente nelle famiglie con almeno due percettori di reddito».
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